Se c'è una band che nel 2013, in un contesto discografico così povero, riesce a scatenare un tale livello di hype all'approssimarsi di una nuova uscita musicale, questi sono sicuramente gli Alter Bridge.I motivi sono di svariata natura; negli ultimi anni oltre all'uscita del controverso ABIII, i nostri hanno pubblicato un live album molto apprezzato(Live At Wembley), hanno raccolto sempre più consensi di critica con due tour in giro per il mondo, e soprattutto hanno dato il via ad una serie di progetti solisti. Naturale quindi aspettarsi molto da una band che di album in album, dà sempre più la convinzione di saperci fare, di saper suonare della buona musica, con uno stile profondamente cambiato nel corso degli anni. Sono molto lontane le sonorità di “One Day Remains”, debut album di una band ancora influenzata pesantemente dagli allora appena sciolti Creed.

Negli anni il gruppo è passato a scrivere canzoni con sonorità più dure e meno immediate, segno tangibile del'influenza di Tremonti, che lo scorso anno ha pubblicato un'interessante album solista, ”All I Was”, di chiara inspirazione metal. Arrivati alla quarta release, gli Alter Bridge hanno fatto un passo avanti nell'evoluzione e nella ricerca di nuove sonorità, prendendo spunti dalle loro recenti esperienze. Non c'è dubbio che tra le influenze più evidenti di questo album ci sia proprio la prima fatica solista di Tremonti, dato che alcuni riff sono praticamente gli stessi. Anche se sarebbe riduttivo considerare “Fortress” un album di scarti di “All I Was”. Questo album è molto di più. La prima cosa che salta all'occhio è che questo album è frutto di molto lavoro. Ogni aspetto dell'abum è stato progettato e studiato in ogni singolo dettaglio, a cominciare da una delle copertine più belle degli ultimi anni. A detta dello stesso Tremonti, erano anni che il gruppo non riusciva ad avere tanto tempo da dedicare alla creazione di un album. Il cd si apre con “Cry Of Achilles” che è una delle canzoni più riuscite dell'intera discografia. Dopo un'intro acustica (che richiama alla mente “Anastasia” di Slash) la canzone esplode in una cavalcata sorretta da riff e voce di Myles, con un ritornello immediato ma per nulla banale. Notevoli sono anche i due assoli di chitarra che impreziosiscono una canzone che diventerà un must assoluto dei futuri concerti.Dopo i primi 6 minuti e mezzo, si ha già la sensazione che questo lavoro darà soddisfazioni. Come ad esempio “Bleed It Dry”. Canzone che inizia con un riff pesante e se vogliamo insolito, ma a metà canzone si trasforma in qualcos'altro. La canzone rallenta e Tremonti dà il via ad un assolo che richiama alla mente quelli di David Gilmour (pur con tutte le ovvie differenze del caso), creando questo cambio di tempo davvero particolare. Altra canzone che farà la gioia dei fan è “Calm The Fire”. Impossibile non riconoscere l'influenza dei Muse, soprattutto nella parte iniziale. “Lover” è la canzone frutto della penna di Kennedy. Molto simile ai lavori con i “Mayfield Four”, la canzone ha la struttura della ballad senza avere però la banalità di un ritornello strappalacrime. Decisamente riuscite sono anche”Farther Than The Sun” e “Waters Rising” quest'ultima con alla voce Tremonti.

Il disco si chiude in bellezza con “All Ends Well” unica canzone che ricalca sonorità più tranquille e meno pesanti, con un Myles da applausi. La title track risulta essere molto simile alla canzone di apertura, con richiami ai Black Sabbath (a metà canzone c'è un'”accelerazione” di ritmo tipico dei lavori di Iommi e co.). Particolare menzione và fatta al duo Marshall-Phillips che soprattutto in questo album, crea una sezione ritmica solida e decisa. Gli Alter Bridge confermano di essere una band in ascesa, evitando di cadere nel pericolo del deja-vu, problema ormai di molte realtà musicali odierne. Perchè lo stile Alter Bridge è ben marcato, ma non manca certo di varietà e in alcuni momenti riesce anche a sorprendere in positivo. “Fortress” si candida seriamente ad essere uno dei migliori album hard rock dell'anno. Un 2013 che dopo aver ritrovato diverse band più o meno storiche, accoglie con piacere questo nuovo lavoro della band di Orlando, facendo capire che se questo genere è suonato e scritto bene, può ancora regalare soddisfazioni.

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