Il black unito allo shoegaze anni '90 più puro, unito magari ad inserti post-punk e dark wave è sicuramente una delle trovate più positive degli ultimi anni, trovate che hanno trovato massima espressione negli Alcest di Neige (front-man anche del progetto ormai esaurito Amesoeurs) e nei Les Discrets, band francese sconosciuta ai più (su cui penso di scrivere in un fututo abbastanza prossimo un'altra recensione). Ma ci si sta appunto dimenticando di quella che è una delle band più di spicco nel panorama metal attuale, e che, purtroppo, è già stata tagliata fuori.
Questo Amesoeurs non è altro che il primo e ultimo (purtroppo) full lenght dell'altro progetto black/shoegaze di Neige, a nome proprio di Amesoeurs. Un disco che, come detto, affonda le proprie radici nella dark wave ottantiana, unita al post punk, allo shoegaze di inizi anni '90 e naturalmente ad una consistente dose di black metal (molto più di quanto ce ne sia stato nei lavori di Neige negli Alcest). La formazione è completata dalla Audrey, cantante e pianista nel disco, che sfodera ottime prestazioni vocali (anche se non difficilissime) che sono alla base della bellezza del disco, da Winterhalter (ottimo batterista a mio parere) e da Fursy, chitarrista e bassista come del resto Neige.
Il disco inizia con la strumentale "Gas In Veins": si parte con una stupenda linea di basso, a cui si unisce un inserto arpeggiato di chitarra, perfettamente in sintonia con essa; dopo una parte tipicamente shoegaze con chitarra distorta e basso in primo piano, si ha una sfuriata black metal a partire da tre quarti della traccia, che si trascinerà fino alla fine del pezzo. L'atmosfera malinconica della seconda traccia, "Les Ruches Malades" (suonata in modo ancora primordiale nel precedente EP "Ruines Humaines" del 2006, lavoro che aveva già fatto prevedere cose mirabolanti per la band francese), è sicuramente figlia di quelle sonorità chesi erano venute a creare ad inizi anni '80: arpeggio, esplosione della chitarra distorta, la voce della Audrey delicata e quasi "pop", rende questa traccia una delle più piacevoli del lavoro. "Heurt" è sicuramente uno dei pezzi più spiccatamente black del disco, almeno nella prima metà, nonostante il cantato sia in clean.
"Recuillement", nonostante come sonorità riprenda più lo shoegaze dei My Bloody Valentine che il black metal, è la prima in cui compare lo scream di Neige, che sotto questo punto di vista non è a mio parere al massimo della forma. "Faux Semblants" è forse uno degli episodi più insipidi del disco; non perchè sia una cattiva canzone, ma perchè non la ritengo adatta allo spirito dell'album (a tratti mi sembra un pezzo dei Cranberries, che mi piacciono tra l'altro). Dopo "Trouble", una delicata quanto forse inutile (il ritmo del disco era già lento, non serviva rallentarlo ulteriormente secondo me) ballata strumentale al pianoforte, è il momento di "I XII V XIX XV V XXI XVIII XIX - IX XIX - IV V I IV" (il titolo non mi è chiaro), sfuriata black metal che sicuramente rialza la tensione del disco e che vede di nuovo in primo piano Neige e il suo scream di ottimo livello rispetto a quello esibito in "Recuillement". "Video Girl" è un altro pezzo che tanto deve ai My Bloody Valentine di Shields e Butcher, con una perfetta melodia pop soverchiata dalla chitarra distorta.
"La Reine Trayeuse" è un pezzo abbastanza sorprendente per gli standard del disco; si parte con una delle solite melodie pop disegnte dalla voce della Audrey, quando ecco che nel finale arriva una sua sfuriata: ripartenza black metal e scream della stessa cantante (pessimo a mio parere, ma se non altro una trovata che nel corso dell'ascolto risolleva un po' la tensione).
Arriva il momento della title-track: "Amesoeur" è un ottimo pezzo (uno di quelli che probabilmente rimane più facilmente in testa): ritmo sostenuto (ritmica che si rifà ai Cure) e ottima prestazione in clean della cantante francese.
La chiusura del disco è invece affidata a "Au Crepuscule De Nos Reves", un pezzo prevalentemente black con Neige ie il suo scream in prima fila a dettar legge sull'andatura del pezzo, che chiude con una sorprendente parte elettronica.
Tirando le somme, io ritengo insufficiente la prova di Neige (troppo poco presente nel cantato, anche se la sua mano nella composizione si sente eccome), e noto anche la presenza di un paio di tracce inutili (o comunque sviluppate male).
Un disco che comunque ha fatto entusiasmare gli appassionati di metal (è un'ottima uscita infatti, per carità), ma che sicuramente è meno di quello che si aspettavano coloro che avevano ascoltato l'EP del 2006.
Voto 3,5
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