Wolf City”, la città del Lupo, un titolo che evoca un’epoca di Decadenza della civiltà occidentale e di antichi misteri. Gli Amon Düül II in quest’opera di culto a suo modo epocale si confermano una delle migliori realtà del rock anni ’70: fin dalla splendida copertina si palesa un’aura di oscuro terrore che verrà pienamente confermato lungo i solchi del disco.

In “Wolf City” gli Amon Düül II raggiungono una compattezza del "sound" che li rende sempre più appetibili per i mercati esteri, in primis quello britannico, anche se inevitabilemte si perde qualcosina in follia e creatività: la musica goce però di una maggiore strutturazione. Grande protagonista risulta la voce Wagneriana di Renate Knaup che già aveva vivacizzato il precedente Carnival In Babylon.

Si parte con "Sorrounded by the stars" dove entra subito in scena la voce epica e drammatica di Renate Knaup in un 'interpretazione" para-operistica da brividi: siamo dalle parti di una psichedelia in "nero" che suona come se i Jefferson Airplanes si fossero trasferiti in Germania e avessero unito all'acido della cultura "hippie" l'impeto tutto tedesco e il retroterra delle leggende più oscure del'Europa. "Green-Bubble-Rainconted-Man" vede ancora protagonista Renate Knaup al canto in un pezzo dalla melodia perfetta e invidiabile da parte di qualsiasi gruppo.

Si arriva quindi all'apice emotivo del disco ovvero "Jail-House-Frog": il brano inizia con la chitarra West-Costiana e lancinante di che suona dura e incisiva in maniera sorprendente, entrando direttamente senza staccarsi dalla mente dell'ascoltatore, finchè entra in scena un lungo intermezzo cosmico di pianoforte contrappuntato da rumori di sottofondo di folli creauture evocate dalla magia della comune Amon Düül.

Il lato B riserva altre sorprese a cominciare dalla potente title-track "Wolf City" che è subito seguita da un raga-cosmico per sitar (suonato dall'ospite Al Gromer) e tablas che avvicina le sonorità del gruppo a quelle dei conterranei Popol Vuh, con cui si scambieranno non a caso anche alcuni membri come il chitarrsita Danny Fichelscher e la stessa Renate Knaup. Si prosegue con l'epica "Deutsch Nepal", la musica evoca un monastero Nepalese infestato dalla voce di un folle che richiama alla memoria la voce del Führer e da cui è impossibile fuggire.Si chiude con i ricami elettro-acustici -folk di "Sleepwalker's Timeless Bridge" in cui il gruppo mostra quanta perizia tecnica fosse riuscito a raggiungere.

Questo è l'ultimo grande album degli Amon Düül II, il gruppo proseguirà infatti instancabile per molti anni pubblicando anche dischi di buon livello come Vive La Trance ma non riuscirà più a raggiungere le vette artistiche dei primi '70. Per assecondare il mercato le sonorità diventeranno sempre più scontate e banali anche se in fondo i tempi memorabili delle melodie e armonie generate dalla follia di questa comune non sono così lontani.

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