Non avevo mai acquistato un album degli Anathema a "scatola chiusa" prima di farlo per "Distant Satellites". Ok, mi par già di sentire le vostre risate.

In effetti quell'album non mi ha mai preso veramente, troppo disgiunto (anche se il titolo doveva farmelo intuire, mannaggia a me), troppo "nuovo" e/o troppo simile al precedente. Insomma un po' un pasticcio; ho letto in seguito che molti sono arrivati alla mia stessa conclusione, capirai, magra consolazione. E sì che le prime recensioni erano state piuttosto positive, come lo sono oggi in stragrande maggioranza per questo "The Optimist".

Però questa volta mi son detto: "No, cari fratelli Cavanagh, questa volta non mi fregate, vi ascolto prima in streaming" (prodigi della tecnica) anche perché spulciando in vari blog le opinioni spesso differivano da quelle della critica "ufficiale".

Così non senza timore, mi metto in ascolto, di quegli ascolti fatti bene (qualità streaming permettendo) con cuffie e occhi chiusi, niente brandy visto che era sì sabato, ma nel primo pomeriggio, e... prima sorpresa, nonostante la rilassatezza, il caldo e l'orario da pennica non mi addormento come aveva predetto qualche blog. Ci sono certo molti momenti soft, ma anche decise virate elettriche, forse a rendere l'ambientazione urbana e U.S.A. della vicenda. E insomma l'album mi piace, mi prende proprio, fin dal primo ascolto. Vi assicuro che per me è cosa assai rara, anche se mesi fa mi era già capitato con l'ultimo di Tim Bowness... ok, sto invecchiando.

Come tutti gli interessati a "The Optimist" già sanno, si tratta di un concept che ci racconta di come l'aspirante suicida (forse) di “A Fine Day to Exit" (2001!) ci abbia ripensato e abbia deciso di ritornare sui propri passi; scritta così sembra una cavolata, ma raccontata con in testi semplici eppur efficaci e le musiche avvolgenti degli Anathema diventa un'esperienza toccante; ogni brano, ogni suono è al suo posto e anche "Springfield", pezzo che ascoltato nel video anteprima settimane fa non mi aveva detto granché, inserito qui al momento giusto assume uno scopo; d'altra parte è condizione comune a molti concept, anche ai più celebrati, il contenere brani che estrapolati dal contesto faticano a reggersi in piedi.

Ma ancor più che concept, "The Optimist" è un album di rock atmosferico, definizione usata spesso quando si parla degli Anathema, ma che in questo caso è più vera, radicata, permeante che in precedenza. La conseguenza è che per apprezzare il lavoro ci vuole il giusto stato d'animo, il giusto "mood" (perdonate la figetteria anglofona), oserei dire perfino essere la giusta persona in base alle esperienze che ciascuno si è visto presentare dalla vita. Con questo non voglio dire che può essere apprezzato solo da chi ha cercato di togliersi la vita, sarebbe un bel limite, ma che tratta di sentimenti adulti a cui ciascuno di noi può essere più o meno sensibile.

Ecco, se proprio vogliamo trovargli un "difetto" è che sonicamente c'entra poco con "A Fine Day to Exit", cosa che può certo spaesare/scontentare i fan di quell'album. È come se ai Cavanagh interessasse, più che l’aspetto musicale, la situazione di partenza emotiva che quell’opera offriva.

Assomiglia ad un album dei Radiohead? Sì, forse, ma non è il primo. Ci sono echi floydiani? Quando mai sono mancati da quando hanno rinunciato al doom? C'è troppo sapore di post-rock? Credo la cosa sia voluta dal momento che si sono scelti come produttore Tony Doogan che in un certo senso sta al post-rock come Brian Eno sta all'ambient. Il punto è che se ci mettiamo a smontare "The Optimist" probabilmente non ci troveremo granché di nuovo, ma finiremo così per il perdere il senso dell'operazione, dove è il quadro d'insieme a contare davvero, a esser fonte di emozione e coinvolgimento.

Insomma, lo avete capito. Anche questa volta finirò con il pagare l'obolo ai Cavanagh perdonandogli quello versato per l'album precedente che secondo me del tutto non se lo meritava; e vi dirò di più, acquisterò pure la versione in multicanale perché se come spero il 5.1 è stato fatto bene, quest'album suonerà come una meraviglia, a patto naturalmente che ci si ritrovi nel giusto "mood".

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