Ore 23:10, i quattro texani dei Trail of Dead salgono sul palco del Kesselhaus nella Kulturbrauerei; di fronte ca. un migliaio di spettatori (età media sulla trentina).

Sono due i chitarristi, nella mano una Les Paul e una Fender, amplificatori Marshall.
E le prime note di “It Was There That I Saw You”, brano nr. 2 del nuovo album, partono proprio da loro, ma se non ci fosse stato quel cambio a metà canzone da chitarre distorte a pulite non l’avrei mai e poi mai riconosciuta: troppo confuso e impreciso il suono, un difetto che purtroppo accompagnerà quasi tutti i restanti brani del concerto.
Anche con la splendida “How Near How Fear”, davvero cantata male, il pubblico non riesce o forse non vuole surriscaldarsi.

Tecnicamente molto immaturi, poichè nonostante i suoni complessivamente prevaricanti continua la performance di errori alla voce, alla batteria (il tipo era ubriaco, ma almeno quando cantava dimostrava più grinta del suo collega) e spesso pure alle chitarre, in cui sono sistematicamente mancati i tanto apprezzati feedback tra i cambi soft – hard.
Anche i pezzi del primo album “Madonna” non riescono a trasmettere la carica e qualità del disco.

Per onore di cronaca è giusto segnalare lo show artificioso che, a partire da metà concerto, la band texana ha fornito al pubblico.
Continui cambi di formazione, specie tra batterista e chittarista cantante, brindisi con bevande ad alto tasso alcolico, scambio di cortesia con il pubblico a mezzo di lanci di bottigliette d’acqua e pure birra (sigh!), voli sul palco del drummer/cantante, con tanto di demolizione della batteria, lancio della grancassa sul suo sostituto che non può fare altro che alzarsi e posizionarsi davanti alla stessa, continuando a suonare “da copione” i piatti, poi posizionati addirittura davanti al pubblico, che non si è lasciato sfuggire l’occasione per martellarci sopra. Degenerata finale con il gruppo che invita il pubblico a salire sul palco con loro per festeggiare con un’orgia collettiva i bis finali, tra cui finalmente un’impeccabile “Homage”, vola di tutto, banane (buh, il voto 3 meritato diventa 2) bottigliette microfoni (buono il supporto scenografico di alcuni membri dei Vue e Clinic, prime due band, sul lato destro del palco) e alle 00:30 il concerto finisce così, tra una “Fuck You” e l’altra, con il drummer che rotola giù dal palco per ringraziare personalmente il numeroso pubblico di Berlino, che invece simpaticamente preferisce recarsi in massa alle uscite.

Tutto sommato un po’ poco per 19 €, lo show (anche LOR15 ha osservato la sera dopo numeri identici a Monaco) è servito evidentemente solo da cornice per tentare di colmare la loro infelice qualità ed espressione musicale dal vivo.
Molto meglio su cd che live!

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