Ed eccoli di nuovo. I leds degli amplificatori sono accesi: ma gli antropologi del noise si ripresentano deludendo tutte le aspettative.
Giunti al sesto lavoro, i Trail Of Dead sono ormai una realtà consolidata di certo alternative-indie rock dai tratti sperimentali e dai toni epici: ma dopo il mezzo passo falso del precedente "Worlds Apart" ci si aspettava un rientro più "a fuoco".
"So Divided" è invece un esperimento folle e solo a tratti sorprendente: il vizio della magnitudo. Mentirei se non dicessi che è forse il disco meno interessante e meno riuscito di tutta la loro carriera. Come se la band di Austin si fosse messa in testa di sviluppare musica a partire dall'arrangiamento di "A Day in the Life" dei Beatles: ampie suite, pezzi di pop-rock scheggiato, cori a volontà, percussioni e sonagli, rumori dal mondo che scivolano via e si trasformano in lunghe fanfare per archi e fisarmoniche, apocalittiche maree di suoni che si smuovono senza soluzione di continuità. Sulla carta tutto ciò sarebbe anche interessante se solo non fosse inevitabile notare il dato più sconcertante: che i Trail Of Dead non suonano più come una volta. In tutto il disco non c'è un solo feedback, non un larsen, una dissonanza più accennata o una distorsione più spinta: solo melodia, melodie anzi. Orchestrazioni barocche per ritornelli... pop.
La titletrack sembra una ballata degli Oasis (no, non scherzo) poco convinti che provano a far la voce grossa lanciandosi in sperimentalismi da grande orchestra. "Eight Day Hell" cita i Beatles (qualsiasi cosa, mischiata in un unico potpourri da due minuti) in maniera così sfacciata da imporre lo skip nel lettore cd; "Naked Sun" sembra una di quelle cose degli ultimi Black Rebel Motorcycle Club, uno stomp blues vecchia scuola ma articolato e complesso fino all'inverosimile, con tanto di coda morriconiana e cori alla McCartney versione "Live or Let Die". "Witches Web" è addirittura imbarazzante... se l'avesse scritta Elton John oggi sarebbe nelle top ten di tutto il globo! Poche cose si salvano, "Stand in Silence" è un rock graffiante ma ancora, si perde in una marcia degna dei più melensi Blur (cit. Tender) rendendo inutile il lavoro per metà; "Wasted State of Mind" risolleva l'attenzione con un arrangiamento pieno di suoni tribali incastrati su una pioggia di note di piano e chitarra, ma non basta. Quando hai praticamente perso la speranza arriva quel gioiello che è "Sunken Dreams" (ultima traccia, come una beffa: se avessero aperto l'album con questo pezzo e si fossero limitati a seguirne il mood, avrebbero sfornato un capolavoro) dove le chitarre tornano rotanti ed affilate (elettriche, dannazione!), un tappeto di suoni riverberati all'infinito, i Trail Of Dead di una volta -è il caso di dirlo- in una dimostrazione di efficace semplicità che si tramuta in pura poesia sonora.
Nuovi codici, insomma, ma non del tutto chiari e digeribili. Dove sono finite le sfuriate noise? Le bordate di indie-rock tanto devastanti e veloci da far impallidire quei vecchietti dei Sonic Youth? Le immense bombe di luce sonica di "Source Tags & Codes" sono un ricordo e come già accennato lo stesso "Worlds Apart", pur conservando qualche freccia nell'arco, aveva fatto intuire una sterzata paurosa verso lidi più calmi e sicuri. "So Divided" invece è semplicemente ridondante all'inverosimile, vi sfido a seguirlo tutto con lo stesso interesse. La chiave di lettura del disco è certo la ricerca della soluzione non banale, della chiusa spiazzante. Ma non c'è impazienza, non solleva curiosità all'ascolto; sai già che si impantaneranno di li a pochi secondi, un nuovo passaggio, un nuovo incastro "ok favoloso" poi ancora un cambio... un vorticare di melodie tutte potenzialmente geniali ma alla fine non un solo aggancio buono.
Troppe idee e poca sostanza. Sarà certo dura riportare tutte le sfumature e gli improbabili passaggi di "So Divided" nella performance dal vivo (i ragazzi ci hanno ormai abituato a shows selvaggi ed appassionanti) ma è anche per questo che i Trail Of Dead rimangono degli imperdibili.
*chiudo volutamente la "recensione" con dieci giorni d'anticipo sulla data ufficiale di uscita del disco. Il mio consiglio spassionato è: se potete, scaricate l'album prima di comprarlo a scatola chiusa o preordinarlo durante la settimana. 20 euro di questi tempi non sono cosa da poco, anche per i fans più accaniti come il sottoscritto. Au revoir. AM
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