Alla fine è successo anche a me, in maniera oltretutto inaspettata. Quando pensavo che oramai non ci fosse più niente da fare, che fra me i tanto osannati Animal Collective non era proprio possibile trovare una comune intesa musicale, arriva un album come questo a scompaginare il tutto.

Eh sì, perchè a tutt'oggi "Merriweather Post Pavillion", a dispetto del titolo altisonante, è l'unico disco del collettivo animale a convincermi, e soprattutto a divertirmi, dall'inizio alla fine. Compatto, coeso, al contempo ruffianamente pop per i loro canoni e sottilmente psichedelico nella reiterazione ciclica dei loop.

Avrete già letto fiumi d'inchiostro un po' ovunque sul disco: l'impronta elettronica molto marcata (dovuta alla mancanza di uno degli animali, quello con la chitarra a quanto pare), il suo essere debitore del successo di "Person Pitch" disco solista di Panda Bear, il suo focalizzarsi su un beat quasi danzereccio. Non sto quindi ad entrare tanto nel merito, anche perchè non sono né un estimatore né un fine conoscitore di tutta la loro produzione.

Non mi interessano quindi paragoni coi precedenti, o sterili diatribe per stabilire se "erano meglio prima quando li sentivamo in tre", o se sono o meno dei "geni"; a me interessa il qui e ora della faccenda. Ossia ribadire la possibilità (che nego a priori spesso anche io) di godere appieno di un disco fottendosene dei precedenti, essere divertiti e affascinati da un disco che può essere il primo come l'ultimo, un unicum che basta a se stesso. E per ora Merriweather rappresenta bene tale categoria.

Ad essere riduttivi, il fulcro del disco è l'accentuato lato ludico della loro musica, una volta tanto facilmente fruibile da tutti. Proprio quell'aria infantile, gioiosa ed ebete che trasuda dal disco (e che appariva qua e là nelle cose precedenti da me sentite, Sung Tongs su tutte), mi ha portato a riascoltarlo di seguito per un paio di mesi. Impossibile non rimanere invischiati proprio malgrado nella solarità di "Summertime Clothes", nella base campionata di scacciapensieri (o è un didjereedoo?) di "Lion In A Coma", nei coretti e le ripetizioni mantriche di "Brothersport", nel crescendo alpino di "Also Frightened".

Insomma, infilatevi un paio di pantaloncini corti, preparatevi un bel cocktail, andate in giardino, sedetevi sull'amaca (non scordandovi di dire a Brian Wilson di levarsi dalle palle) e godetevi la bella giornata di sole con sto disco in cuffia. Ci penseranno altri a scannarsi sugli Animal Collective.

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