Diciamolo pure, con l'uscita di "In Your Room" avevo dato per spacciata Anneke Van Giersbergen, e con lei la sua band Agua De Annique. Un disco troppo piatto, senza idee, proprio scialbo, a stento tenuto in piedi dalla solita voce adorabile. Troppo triste per esser vero. Probabilmente la cantante più famosa d'Olanda deve avere avuto la stessa idee. Così per il suo terzo album solista scompare il nome della band. Rimane semplicemente Anneke Van Giersbergen. Preceduto da un singolo apripista non esaltante, mi sono comunque convinto ad ascoltarlo. Ad una voce così si perdona incondizionatamente anche l'ultima delle porcherie. E poi rimane intatta la fiducia nel talento della signora. Una ciofeca non basta a cancellare quasi vent'anni di gloriosa carriera.

E infatti! "Everything Is Changing" non è un disco epocale, ma è comunque vivo e straripante di verve. Dodici canzoni, quasi tutte sotto i quattro minuti, molto ben variegate, molto ben prodotte e molto coinvolgenti. Cambio sonoro sostanziale rispetto alle due prove precedenti in favore di ritmi più rapidi, contaminazioni elettroniche e rimandi rockettari ad un passato che non vorremmo fosse passato (sapete cosa intendo).

Bisogna dire che qualche scivolone c'è, ad esempio una opener un po' troppo semplice o una ballata come Circles, troppo stucchevole per risultare utile.

A far da contraltare, il disco prende quota nei brani più tirati, come la meravigliosa Take Me Home, tenuta in piedi da batteria fitta e tastiere vorticose, o come You Want To Be Free, con ritornello epico e ottimi giri di chitarra. Ma soprattutto, in questo disco Anneke si riconcilia con la sua voce, sfruttandola in tutta l'ampiezza del suo registro. Non siamo ai livelli di Eleanor o Kevin's Telescope, ma ascoltando Stay, Too Late o 1000 Miles Away From Home potete rendervi conto che la piattezza di "In Your Room" è solo un brutto ricordo. Bisogna poi dire che il disco riesce in una difficile impresa, ovvero risulta omogeneo pur spaziando dal rock di tempi ormai andati (sempre Too Late) a canzoni più lente e di chiara impostazione elettronica come la title track o I Wake Up. Si infila così in quel rarissimo genere che è il pop rock "di livello".

Il giudizio insomma è più che buono. Si potrebbe azzardare qualcosa in più delle classiche 3 palle, tuttavia sempre si parla di un disco leggero. Bisogna quindi vedere se fra due o tre mesi, o fra un anno, resisterà ancora vivo nel nostro ricordo. Se ci sarà gli aggiungeremo la palla che si merita.

In ogni caso, una piacevolissima sorpresa.

7,0     

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