Nella pausa che separa "Prendilo tu questo frutto amaro" dall'album successivo, che sarebbe stato "Goodbye Novecento", Antonello Venditti ne approfitta per riepilogare 25 anni di carriera con una raccolta dei suoi brani più celebri, ma riarrangiati in chiave sinfonica. Per fare ciò, il cantautore di Via Zara si serve di una poderosa orchestra, la Bulgarian Simphony Orchestra diretta da Renato Serio. Il disco sinfonico rappresenta un episodio unico della discografia di Antonello Venditti, nonché la rivendicazione della sua matrice classica, che ha avuto modo di esporre soprattutto nei primi quattro album. Il disco sinfonico sarebbe diventato un motivo ispiratore anche di altri colleghi, si pensi ai Pooh, che nel 2012 hanno pubblicato "Opera Seconda". Venendo al disco, esso presenta 12 brani di cui uno inedito, "Ho fatto un sogno", scritto insieme a Sergio Bardotti ed Ennio Morricone, una scelta perfettamente in linea con il sound del disco, il cui titolo è ispirato al celeberrimo romanzo di Lewis Carroll. L'inedito pure parla di sogno, che è la parafrasi del sogno di Alice, ed è una canzone su Roma: "Ho fatto un sogno e l'ho chiamato Roma", un brano senza infamia e senza lode e che si inserisce nel filone delle canzoni sulla Città che il cantautore avrebbe proseguito con "Che c'è". Gli altri brani sono ben scelti, equilibrano anni '70 e '80, e la componente più interessante è come un brano anni '70 diventa sinfonico e come lo diventa uno degli '80. Nel caso degli anni '80 e primi '90 l'arrangiamento risulta un po' forzato, vista la distanza musicale che c'è, invece con gli anni '70 l'arrangiamento fa la sua figura. Tra i pezzi celebri dei Seventies ci sono "Buona Domenica", che apre l'album, "Sara", "Le cose della vita" e "Campo de' Fiori", degli Eighties appaiono "Ci vorrebbe un amico", "Settembre" (che riesce meglio delle altre nella sua nuova versione), "In questo mondo di ladri" e "Ricordati di me", mentre del decennio corrente, i Nineties, Antonello ha scelto "Amici mai", "Benvenuti in paradiso" e "L'amore insegna agli uomini", che era già stato inedito di lancio del live "Da San Siro a Samarcanda" e che qui viene ulteriormente rivalutato. La produzione è stata del solito Alessandro Colombini, per un Antonello Venditti che cerca di rialzarsi negli anni '90 promuovendo ulteriormente pezzi del suo glorioso passato, in quanto gli album di inediti dello stesso periodo saranno tra i peggiori della sua carriera. Un disco da tre stelle, consigliato per la sua peculiarità.

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