Lugano Addio, Napule È, Rimini. Tre delle canzoni più belle della storia della musica italiana portano con loro i nomi di tre città. Ma ce ne è una quarta. Essa non parla dei palazzi, le vie, i panorami, il centro storico o il mare, ma della fine di un partito politico e con lui di un ideale. Ideale non per forza condivisibile, ma nostalgicamente emozionale se abbinato al tema della canzone di cui stiamo parlando. Perché Modena di Antonello Venditti è qualcosa di più. È sì un testo politico sullo sfondo della città emiliana dove si tenne l'ultima riunione, l'ultimo disperato tentativo di una riconciliazione ormai impossibile, ma è anche armonia allo stato puro. È un viaggio di ben 7 minuti e 49 secondi di abbinamenti di note e accordi, in un arrangiamento pregevole, dettato dal pianoforte del cantautore romano, a quel tempo ispirato, e dal sax di un certo Gato Barbieri, un musicista a caso. Questi due artisti, nel 1979, creano qualcosa di incredibile, magico.

Modena mette in luce un concetto di vitale importanza: per quanto il valore testuale di un brano sia essenziale, senza una buona strumentale qualsiasi cosa perde valore. E così, se togli l'intuizione melodica e armonica di questa canzone, resta sì un bel testo disilluso sulla fine del Partito Comunista Italiano, ma diventa qualcosa di dimenticabile. La musica, invece, eleva alle stelle il messaggio di Venditti, di un Venditti ancora impegnato, ancora incazzato, nuovamente disincantato. "La nostra vita è Coca Cola, fredda nella gola" è la resa finale a uno sfrenato capitalismo che ha soggiogato, ora, sul finire degli anni settanta e all'alba del decennio successivo, tutti quei princìpi che avevano fatto da padroni alla musica vendittiana di qualche anno prima.

Ma torniamo alla musica. Quel groove così melanconico ma nello stesso tempo gustoso desideri che non finisca mai. E gli assoli di Gato, tra una strofa e l'altra e nel finale completamente strumentale sembrano parlare, talvolta più di quanto faccia il testo stesso. Il pianoforte di Venditti, apprezzabile già in un altro capolavoro quale fu Lo Stambecco Ferito, sembra il secondo partner di un amplesso musicale che lascia, nella sua conclusione, il sapore della nostalgia.

È davvero un'impresa ardua descrivere a parole ciò che questo pezzo susciti in me. L'unica alternativa è quella di andarlo ad ascoltare. Dispiace come questo artista venga odiato, soprattutto per via della sua svolta pop nel corso degli anni ottanta. Ora, Modena rappresenta per me il suo pezzo migliore ed è quello che inserirei in una top 10 delle più grandi canzoni italiane di sempre. Ma il cantautore romano ha composto altre meraviglie quali Giulia, Lilly, L'Amore Non Ha Padroni, Roma Capoccia, Maria Maddalena, Sora Rosa, Stai Con Me, il già citato Lo Stambecco Ferito. Insomma, almeno negli anni settanta è stato uno tra i migliori cantautori italiani. E vi assicuro che andarlo a riscoprire può risultare una mossa sorprendente.

Magari partendo proprio da Modena.

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