Nel 1993 succede una cosa bellissima, con due righe di premessa.

Mettere le sorti del rock in mano al grunge è stato, per parallelismo, un po' come mettere il Black Metal in mano agli hipster: da un lato i generi parvenu sono esplosi commercialmente offrendo il (poco) meglio e il (tanto) peggio di sé in poco tempo e portando a casa i budget per le case discografiche mentre, dall'altro lato, restavano in piedi solo coloro che avevano resistito alla shitstorm provocata dai parvenu. Nel caso degli anni '90, quelli che sono rimasti in piedi sono stati numericamente pochi, avanzi di band che fino a pochi mesi prima dell'arrivo del grunge erano considerate divinità in terra. Questi signori da divi sono diventati antidivi nel giro di una notte. Ma sono le leggi della natura: ad un certo punto arriva qualcuno più incazzato - anche se meno dotato - di te e fa scrematura dell'esistente.

La premessa è esaurita. Ma non solo la premessa. Lo sono anche le rockstar e i poser della scena glam / street / sleaze / hard /class / pomp /aor (generalizzata oggi con la definizione non sense di "hair metal") che si sfanculano a vicenda e iniziano a risparmiare qualche dindino prevedendo tempi di magra e disintossicazioni molto costose. Sono tutti esauriti, sì, stanno tutti male. Convlusioni, sudate fredde e relativo puzzo fetido condiscono le giornate della maggior parte di loro. I più esauriti provano a sfornare dischi che, ahimé, strizzano l'occhio alla nuove tendenze, in teoria... in pratica, restando in tema di forni, è un po' come se si fossero cagati in mano e si fossero dati una pizza in faccia. Olé.

Ma anche quando tutto sembra perduto, quando tutte le certezze sono perse e non si sa come fronteggiare l'ignoto, alla fine escono sempre quelli che si sono ficcati nel bunker antiatomico, e ne sono usciti indenni e forse anche ignari. Quelli che, senza scherzi, provano a far finta di niente, ripudiano per costituzione morale le novità e si mettono a fare le cose come il Creatore comanda. Eccoci al punto.

Nel 1993 succede che Steven Pearcy, scopereccio frontman dei Ratt lascia la sua band storica dopo l'album Detonator e si mette a giocare con Fred Coury, a sua volta scopereccio ex batterista dei Cinderella che molla Tom Keifer dopo l'album Heartbreak Station, Frankie "Wilsex" Wilsey , a sua volta ex chitarrista dei mai troppo osannati Sea Hags, scopato dagli aghi delle pere, Johnny Angel, precedenti penali musicali con Michael Monroe, e Michael - Cazzo (questo l'ho aggiunto io per invitarvi a saperne di più magari sulla sua pagina Wikipedia) - Andrews, bassista che se nella vita avesse fatto l'ingegnere aerospaziale nessuno avrebbe potuto dire niente.

Insomma, chi vede i primi anni '90 come una lapide per gli uomini truccati e acconciati da travone brasiliano sulla Colombo e che però scopavno donne come mai nessuno ha mai fatto nella scena musicale, si sbaglia di grosso.

L'omonimo album degli Arcade, che inizialmente doveva intitolarsi "Calm Before The Storm" come una delle meravigliose canzoni al suo interno, è una fragorosa mazzata sugli incisivi di chi non ci credeva più. E non poteva che essere così. Facciamo i seri: vi rendete conto di chi sia stato Steven Pearcy sul Sunset Boulevard? Avete capito con quali altre belve ferite si sia messo a fare musica? Già considerare la possibilità di mettersi a fare dischi con Fred Coury è geniale. Insieme rieescono a spuntare un bel contratto alla Epic e con la superband che si ritrovano a capitanare il gioco è fatto.

Che Arcade suoni un po' Ratt è un dato di fatto, ma non pensate che si tratti di un clone. Assolutamente no! Troppe personalità e troppa personalità in questa release che si è ritagliata un ampio spazio di fama e ha fatto discutere positivamente tutta la critica musicale dell'epoca, ovviamente più focalizzata sui parvenu di Seattle che facevano hype e cassa. In Arcade ci sono sì il sesso, la droga e il rock n' roll, ma ci sono anche la risolutezza, la maturità, il fascino, il vissuto, l'esperienza, la musica che definisce il manuale per generazioni che avanzano nell'età, di un genere che per fortuna nemmeno oggi è morto, come molti avrebbero voluto.

Sentire la fluidità alle pelli di Coury è emozionante per chi con questa musica è cresciuto. Sentire Pearcy fare lo sciupafemmine con la sua voce seghettata e unica è una goduria. Sentire quel matto di Wilsex avere amplessi musicali con la sua 6 corde riporta ai tempi del primo Sea Hags, roba davvero sporca e stradaiola ma fatta con classe.

Ci sono le ballad, ci sono le animalate, c'è tutto di tutto con la consapevolezza di chi, dopo essersi bruciato, vuole rinforzare di nuovo la fiamma.

ARDET NEC CONSUMITUR.

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