Vent'anni esatti sono trascorsi dalla pubblicazione di "Stigmata" secondo album degli svedesi Arch Enemy.

Band edificata dal demone della sei corde Michael Amott; famoso per essere stato uno degli artefici della svolta Death Metal dei Carcass. Suoi gran parte dei riff Ultra-Heavy che hanno reso leggendari lavori come "Necroticism - Descanting the Insalubrious" e "Heartwork". Ma abbandoniamo i rimandi carcassiani e torniamo agli scandinavi.

Lavoro che considero il loro migliore: suoni "pieni", rabbiosi ma sempre in totale controllo da parte dei musicisti. Un tasso tecnico degli stessi ben oltre la media del periodo; non solo per quanto riguarda l'incessante lavoro di Michael, coadiuvato dal fratello Christopher, alla chitarra. Sezione ritmica solidissima in grado di garantire quella spinta propulsiva in molti dei brani presenti nell'album; e la voce semi-growl di John Liiva, ben comprensibile in ogni passaggio, a completare un quadro che rasenta la perfezione.

Il disco che avrebbero dovuto fare i Carcass dopo il già segnalato "Heartwork". (e non a caso Michael lasciò la band subito dopo la sua pubblicazione per formare questo suo nuovo progetto).

Inquietano le foto interne della band, con i mortali volti tumefatti e resi irriconoscibili da tagli e cicatrici. Del resto stiamo parlando di Metal estremo ed il tutto quadra.

Sono presenti due brevi strumentali che mettono ancora una volta in risalto le doti tecniche degli Arch Enemy.

I restanti brani sono in media molto lunghi, superando anche i sei-sette minuti. Minuti che scorrono senza mai stancare, grazie ad una produzione mirata capace di esaltare ogni singola nota, ogni riff di chitarra, ogni cambio di tempo. Non sono mai fermi, mai domi.

L'assassina fucilata iniziale di "Beast of Man"; l'eterna, come minutaggio, "Black Heart" che si avvale di un andamento Thrash-Death da ricordare addirittura gli Slayer; il possente mid-tempo della conclusiva "Bridge of Destiny" con la coda strumentale degli ultimi due minuti che sfiora lidi Progressive.

Tre canzoni segnalate per il massimo dei voti.

Non sapranno mai più ripetersi a simili mostruosi livelli di intensità...SINISTER MEPHISTO...

Diabolos Rising 666.

P.S. Mi rifiuto categoricamente di menzionare la dicitura "Melodic Death Metal" che accompagna il disco in molte altre recensioni presenti in rete. Sono Death Metal e basta.

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