La casa editrice Quodlibet ha pubblicato nel 2018 la traduzione italiana della biografia di John Steinbeck sugli Art Ensemble Of Chicago, una delle formazioni più longeve e importanti nel panorama storico della musica. Grande Musica Nera é la categoria nella quale lo stesso Art Ensemble si é filosoficamente inserito in modo formalmente esplicito. In effetti, non possiamo recludere la loro storia semplicemente nel recinto del jazz, seppure inteso nel senso più vasto e variegato del genere. Steinbeck ripercorre le loro vicende personali e di gruppo, la loro parabola artistica, durata circa 40 anni, partendo dalle loro biografie individuali e nell'ambito dell'iniziativa socio-musicale dell AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians) di Chicago. Da lì si dipana un racconto che abbraccia dettagliatamente sia dati musicali estremamente tecnici (il disco A Jackson In Your House e due performance tenutesi negli USA tra gli anni settanta e ottanta), sia le strategie di cooperazione e di autonomia adottate dai cinque musicisti nel corso del tempo in campo economico e in quello umano (strategie che hanno lucidamente permesso di realizzare pienamente i loro progetti culturali, fornendogli un grado di autonomia, libertà e controllo sulle loro vite e sulle loro opere, che pochissimi artisti neri possono vantarsi di aver avuto - Miles Davis e forse pochi altri - nella Grande Musica Nera). Quando si leggono un libro e una storia come questa, si avrebbe il desiderio di saperne ancora di più, di approfondire ogni dettaglio e ogni particolare, ma il pregio secondo me é che esso apre una porta verso una delle avventure più affascinanti nella black music, nel jazz, e in generale nella cultura del popolo nero (come ha sempre amato definirlo Don Moye: il Popolo del Sole). L'Art Ensemble Of Chicago é riuscito a far confluire le varie arti performative (musica, teatro, danza) in un'unica attività artistica che si é rivelata una perfetta espressione delle culture altre da quelle bianco-occidentali: dalle più antiche alle più moderne. L'Africa si collega all'antica afro-egizia e così via, in un collegamento stupefacente, soprattutto per l'apparente semplicità con la quale i nostri sembravano proporcela. Ciò ovviamente era possibile grazie alla loro straordinaria competenza e alle loro grandissime doti musicali, artistiche e umane. Al loro infinito senso di legame a tali culture e all'obiettivo di proporle in un discorso costante e coerente. La scomparsa prima di Lester Bowie e poi di Malachi Favors ha purtroppo interrotto questo percorso d'insieme, anche se poi continuato sporadicamente dagli altri 3 componenti, negli anni 2000. Ascoltare gran parte delle loro opere musicali, delle loro performance dal vivo, dopo aver letto il racconto di Steinbeck, sarà per tutti un'esperienza avvincente e densa di interesse: sia per chi é stato da sempre un'appassionato dell'Ensemble e del loro giro musicale chicagoano e non (Braxton, Taylor, tutti gli artisti AACM), sia per chi, nel campo del jazz e non solo, non ha precedentemente approfondito la conoscenza di questo tipo di approccio musicale. Un ringraziamento cordiale va a Pino Saulo (lui sì grande cultore dell'Art Ensemble e di questa musica), che come sempre dalle frequenze di Radio3 ha dato ampio risalto alla pubblicazione italiana del libro da parte della Quodlibet

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