"Schönberg è stato uno dei più grandi maestri di tutti i tempi, uno di quelli che non si possono superare perché in loro si incarnano insieme il sapere e la sensibilità musicali di un'epoca"*

* Alban Berg (compositore austriaco) suo allievo e amico.

Schönberg, rivoluzionario compositore e geniale innovatore, fu colui che nel primo novecento, spinto dall'esigenza di condurre la musica ad un limite estremo (per il tempo) richiesto dalla stessa "modernità", ideò composizioni caratterizzate da una forte drammaticità, atonalità e spigolosità; opere ricche di tensione e impetuosi contrasti. Atonalità, dodecafonia, dissonanza sono indiscussi "ingredienti" di un linguaggio (musicale) tra i più radicali, "sovversivi" mai sperimentati dalle cosiddette avanguardie musicali del primo novecento.

Codesto linguaggio musicale, l'espressionismo (musicale).

1912. "Pierrot Lunaire" (Schönberg), manifesto dell'espressionismo musicale.

1968. Un volo pindarico.

Maubages, Francia.

In codesta piccola cittadina a nord di Parigi nascono nel 1968 gli Art Zoyd, un'eccellente ensemble "cameristico", promotori di un impasto ritmico e sonoro notevolmente "nervoso", drammatico, cupo e saturo di tensione.

Suoni e sonorità dall'aspro cromatismo grondanti atonalità, discordanza, disarmonia; puro espressionismo comodamente adagiato su un "tappeto" musicale intriso di Progressive, avant-garde, rock cameristico e zeuhl.

1980, Gli Art Zoyd "partoriscono" "Generation Sans Futur", vetta compositiva, parossismo artistico ed evidente paradigma del policromo e multiforme sound della band.

Generation Sans Futur, punto di non ritorno.

Maestosa, inquietante, delirante, "La Ville" (open track) è "imbevuta" dei canoni stilistici peculiari degli Art Zoyd; sinistri violini stridono, sussurri provenienti dall'ombra si tramutano in grida prive di apparente significato, esplodono bizzarri lamenti à la Magma, caduche ed illusorie pause strumentali sono(s)travolte da bruschi bordoni di viola, anfetaminiche scorribande fiatistiche e lancinanti incursioni pianistiche.

Umori convulsi, violenza strumentale, cacofoniche sonorità, dissonanza e una funerea suspense quali tratti salienti di un amalgama sonoro omogeneo, granitico con effimeri "episodi", pallidi bagliori in una tetra e tempestosa notte, caratterizzati da un sound più "arioso" e vivace ("Divertissement", "Speedy Gonzalez").

"Generation Sans Futur" "gocciolante" free jazz, improvvisazione e minimalismo sfoggia inoltre disparate influenze e contaminazioni di stampo classico-contemporaneo (impossibile non citare compositori come Bartók, Stravinskij e Schönberg) ma anche nonsense, atmosfere dal carnevalesco sapore e grottesche fanfare Zappiane ("Generation Sans Futur").

Rimandi più o meno velati al Canterbury Sound/Jazz Rock in perfetto stile Henry Cow (entrambi componenti di spicco del mitico movimento R.I.O) e all'ensemble "cameristico" per antonomasia (Univers Zero) arricchiscono ulteriormente il "copioso" contenuto artistico dell'opera.

Cosa altro aggiungere? ... Consigliatissimo

"L'arte non è uno specchio cui riflettere il mondo, ma un martello con cui scolpirlo."*

* Citazione di Vladimir Vladimirovic Majakovskij;
presente, tra l'altro, nella quarta di copertina di "In Praise Of Learning"(Henry Cow/Slapp Happy)

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