Arthur Machen (1863-1947), scrittore gallese di narrativa del terrore, è oggi ritenuto uno dei maestri del genere. La sua prosa decadente e misurata, lontana da quella fin troppo carica di aggettivi e immagini deliranti di quella del suo epigono H.P. Lovecraft, si inserisce a pieno titolo nel solco della tradizione letteraria fantastica anglosassone. Machen in Italia ha avuto una relativa fortuna: di lui, anche di recente, si continuano a pubblicare libri. Il Gran Dio Pan è stato ristampato da Tre Editori e da Adiaphora, I tre impostori dalla Fanucci mentre Providence Press e Hypnos hanno reso disponibili Il cerchio verde e Un frammento di vita, testi prima inediti nel nostro paese. Lo speciale Machen contenuto in Zothique 4 e questo Arthur Machen: l’apprendistra stregone, libretto appena pubblicato da Bietti a cura di Paolo Mathlouthi (che comprende tre interessanti saggi di Alessandra Colla, Marco Maculotti e Andrea Scarabelli) confermano il fermento intorno alla sua figura. Nonostante questo, Machen, nonostante gli omaggi di Lovecraft, Stephen King e Guillermo Del Toro, non ha mai sfondato (a differenza di Lovecraft) presso il grande pubblico ma il motivo è che ci troviamo di fronte ad un autore particolare, lontano anni luce da un horror di facile presa sul lettore. Per Fruttero e Lucentini era uno scrittore estremamente raffinato e di nicchia (trovavano il suo stile troppo reticente e, per questo motivo, cassarono Il Gran Dio Pan dall’antologia Storie di fantasmi della Einaudi anche se consideravano Il terrore un capolavoro) mentre per Borges era un “minore” senza che questo termine fosse da considerare in senso negativo dal famoso scrittore argentino. Di sicuro Machen è il mio scrittore “weird” preferito.

Proprio del citato romanzo Il Gran Dio Pan si parla diffusamente in Arthur Machen: l’apprendista stregone. In particolare Marco Maculotti nel suo articolo Arthur Machen, profeta dell’Avvento del Grande Dio Pan, sottolinea come la pubblicazione, nel 1894, del romanzo dello scrittore gallese, costituisca un vero e proprio spartiacque nella concezione della natura di questa divinità. Mentre prima Pan era visto alla stregua di un dio pastorale, d’ora in avanti verrà considerato nei suoi aspetti inferi e occulti almeno fino alla fine della Grande Guerra che, con tutto il suo carico di orrori, è quasi il compimento delle predizioni nefaste del libro di Machen. Del citato racconto Il terrore ce ne parla con grande competenza Alessandra Colla che si sofferma anche sulla biografia dello scrittore. Andrea Scarabelli sottolinea invece l’importanza della lettura che di Machen fece Jacques Bergier prima nel libro di culto Il mattino dei maghi (che conteneva l’incipit de Il popolo bianco, forse il migliore racconto macheniano in assoluto) e poi in Elogio del fantastico dove c’era un intero capitolo a lui dedicato. In retrospettiva forse Bergier ha esagerato la sua permanenza nella Golden Dawn: Machen era una persona sensibile in cerca di ispirazione e qualcosa deve aver ricavato da queste esperienze, ma la sua condanna nei confronti dello spiritismo e dei suoi aspetti deleteri è oggi ben nota. Anche qui si finisce con il parlare de Il Gran Dio Pan e della sua ricezione da parte della critica che, inizialmente, stroncò il libro. Per contro fu elogiato da scrittori come Maurice Maeterlinck e Paul Jean Toulet. Per chi è un “macheniano” di ferro Arthur Machen: l’apprendistra stregone è un acquisto obbligato.
Disponibile sul sito di Bietti: http://www.bietti.it/categoria-prodotto/critica/.

Arthur Machen: l’apprendista stregone
Autori vari
A cura di Paolo Mathlouthi
Editore: Bietti
Collana: Minima Letteraria
Pag. 102
Prezzo di copertina: edizione cartacea € 4,99; ebook € 2,69

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