Prima di tutto è una questione di luce. Quella che manca nei paesi nordici. Per buona parte dell anno. Ci sono giorni, lassù, illuminati per due o tre ore soltanto. E sono tanti. Per questo le case sono piene di finestre. Stoccolma, Helsinki, Oslo. Le capitali delle finestre. E dietro una di queste trovate Arve Henriksen e la sua tromba. Che soffia e diteggia alla ricerca di un suono. In sordina. Filtrato. Di vibrazioni che invocano luce. Di palette dai toni freddi. Di una “Opening Image” che tratteggia un’alba assente. Di una voce in falsetto. Che abbaglia e crea imbarazzo come l’apparizione di una sirena in città. Di una seconda immagine che lascia estasiati. "Bird’s-Eye-View". Tappeti percussivi che sembrano tablas di Talving Singh. Tastiere dal respiro orientale. Tromba che si eleva sinistra e misteriosa. In progressione sublime fino a fondersi nel finale col clangore del traffico urbano. Le immagini successive sono aquarelli atmosferici. In chiaroscuro. Sono bagliori tremanti di candele appese ai davanzali. Sono una “Holography”. Dove le impressioni di voce umana e voce di tromba riflettono un fragile desiderio di profondità. Dove tra sogni disturbanti e carezze si arriva alla “Ending Image”. Che dispensa una quiete letargica e spegne le luci di questa gallery. Cool’n’Cold. Si potrebbe dire.

Impresa ardua descrivere un suono. Dopo Gil Evans. Dopo Chet Baker. Dopo l’era di Miles Davis. Impresa che riesce a questo talento norvegese. Eclettico e curioso. Di strumenti e fascinazioni orientali. Di innumerevoli collaborazioni. Dai Motorspycho al conclamato “snow borne sorrow” firmato Nine Horses. Di pseudonimi e parti integranti in band come i Supersilent. Difficile definire questo progetto solista. Etichette ne esistono tante. Per quel che vale ne aggiungo un’altra. Zen-jazz nordico. Con effetti terapeutici su mente e spirito. Con notevoli capacità di allargare un fascio di luce sonora. In direzione Nord. Verso la Scandinavia. E per parafrasare un proverbio di quei luoghi: “il mondo è un libro e chi sta a casa nel legge solo una pagina”.

Ma se le pagine (i dischi) sono come questa è bello continuare a leggere.

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