Dopo il discreto "Shadows are Security" del 2005, disco che lasciava intravedere alcuni buoni spunti anche se inseriti in un contesto troppo ancorato agli stilemi del genere, il quintetto di San Diego torna alla carica con un nuovo full lenght che segna il loro passaggio da follower a leader del movimento christian metalcore.
Ma andiamo con ordine: dopo la breve intro Separation sono le note di Something Left ad introdurci nel nuovo universo sonoro di "An Ocean Between Us", e fin da subito è possibile notare come le asce di Phil Sgrosso e Nick Hipa macinino riff e assoli degni dei migliori Unearth, accompagnati dall'ottima sezione ritmica della coppia Gilbert/Mancino e dal growling sempre convicente di Tim Lambesis: l'inizio è di quelli che lasciano il segno, ma l'orizzonte sonoro migliora ancora con la successiva title-track "An Ocean Between Us", primo vero highlight del disco grazie anche all'apporto vocale all'altezza dei ritornelli del nuovo bassista Josh Gilbert, autore di un buon cantato melodico.
Da qui in avanti il platter continuerà su questa falsariga, alternando pezzi più "in your face" in cui viene privilegiato l'assalto frontale e dove a dominare la voce cavernosa del singer ("Within Destruction","Comfort Betrays","Bury Us All"), ad altri in cui invece le chitarre assumono un andamento più liquido e viene privilegiata la melodia nei chorus ("Forsaken", "The Sound of Truth", "Wrath Upon Ourselves", la semi-ballad "I Never Wanted").
La formula compositiva adottata dalla band californiana non è ovviamente quanto di più originale presente in un genere già di per sè ormai prevedibile come il metalcore, ma mai come in quest'occasione gli elementi distintivi dei tre dischi precedenti vengono riletti con intelligenza dai Nostri, grazie ad un songwriting che si mantiene sempre ben bilanciato tra pesantezza e melodia, senza scivolare nell'aggressività fine a se stessa di certi "sgrassatori del pentagramma" che affollano la scena o nella stucchevolezza degna del peggior gruppo emo.
In conclusione, pur presentando palesi richiami ai capostipiti Killswitch Engage (il cui mastermind Adam Dutkiewicz non a caso siede in cabina di regia) e ai già citati compagni di etichetta Unearth, con questo quarto disco gli As I Lay Dying raggiungono finalmente la loro maturità artistica, consegnandoci un disco che farà la felicità di tutti gli amanti del metalcore e della N.W.O.A.H.M.
Elenco tracce testi e video
08 Bury Us All (02:23)
I see them coming
With shrouds to bury us all
Before we were born they shaped our lives
Leading us into an unmarked grave
In moments life could end
So I will speak while I can
This is my chance
My time to stand
We may fail alone but that is better
Than dying with them only to be forgotten
I for one would rather suffer now
Than leave this life without passion
This is our chance
Our time to stand
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Altre recensioni
Di Taurus
Il lavoro va dritto al punto, le linee melodiche stanno al loro posto.
Altro che Bullet For My Valentine!
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Cristina canta Falloppio, Falloppio canta Cristina, Flavio canta da solo, Canta tu.
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