Credo che nessun termine possa spiegare meglio gli Aseptic White Age come "particolari". Il loro è il classico debutto discografico che ti spiazza, che sinceramente non riesci a focalizzare nemmeno traendo spunto dalle loro stesse parole: "Questo disco è un viaggio attraverso le viscere dell'Io, il primo libro di una saga fatta di suoni e di rumori, di visioni e di realtà". E allora partiamo per questo viaggio, rimanendo ben presto stupiti. Sì, perché la band modenese non ha di certo intenzione di ammaliare il pubblico con un prodotto di tendenza, anzi, tutt'altro. "Reminiscence" è un concept album strumentale, che vanta al suo interno una miriade di soluzioni e che artisticamente è assai quadrato nonostante la sua ferrea volontà di risultare quanto più libero possibile da ogni stile. I brani sono frutto di jam sessions, ricchi di (studiata) improvvisazione e stati d'animo altalenanti, passando da mood neri a situazioni decisamente più frivole, il tutto senza però scadere nel banale. Perché fondamentalmente gli Aseptic White Age sono musicisti che amano cimentarsi in qualcosa di contorto, all'interno dei loro brani troviamo post-metal ma anche molta sperimentazione derivante dall'Avantgarde e, perché no, dal progressive. Generi che questa band sembra conoscere bene, affrontandoli con intelligenza e una formazione che vede tra le proprie fila persino un sax, utilissimo a dare "colore" a un lavoro già di per sé vario. Stiamo parlando di un disco destinato alla nicchia della nicchia, qualcosa che forse gli stessi metallari faranno fatica a comprendere ma che se assimilato con la giusta calma sa regalare momenti davvero interessanti. Un brano come "Gravity" oppure l'assalto metal della parte centrale di "Antidote", esempi di quanto siano eccentrici e al tempo stesso accattivanti questi ragazzi. Un'uscita davvero interessante,che porta in auge il DIY (il disco è autoprodotto) e che ha dalla sua anche un concept grafico accattivante.

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