Alle volte il caso è proprio bizzarro. Il giorno dopo che avevo finito di vedere l'ultima puntata della seconda serie di Twin Peaks (e avevo ancora chiaro in mente il ricordo della risata diabolica dell'agente Cooper) mi reco in un negozio di dischi e cosa trovo? Un cd di un gruppo chiamato Audrey Horne (nome di un personaggio della serie che ho amato tantissimo): logico che mi sia fiondato a acquistarlo, spinto più che altro dal nome. A essere sincero il gruppo già un po' lo conoscevo, sia per l'album precedente ("No Hay Banda", il cui titolo probabilmente proveniente anch'esso da un parto cinematografico di Lynch, "Mulholland Drive"), sia per i suoi componenti, membri di Enslaved, Gorgoroth e altro, che in questo nuovo gruppo abbandonano le loro vesti black per dedicarsi a un altro genere.
In questo "Le Fol" la musica dei nostri è un hard rock/post grunge dalle tinte crepuscolari, energico, forte, labirintico e solido, che molto deve a Alice In Chains, A Perfect Circle, Queens Of The Stone Age, Faith No More e altri ancora. Alcune strutture sanno di già sentito, certi ritornelli sono molto (troppo?) immediati, ci sono alcuni passi falsi, eppure i nostri confezionano un disco che si lascia ascoltare senza problemi, bello e toccante in certi suoi momenti, diretto, intenso e piacevole.
Diversi sono i pezzi da citare, ma tutti quanti giocano molto sulla voce del cantante Toschie, nasale, graffiante eppure molto melodica, sulle tinte dark fornite dalle tastiere e sui giri di chitarra roboanti e avvolgenti.
"Jaws", "Last Call" (notevole il suo ritornello), il potente singolo "Threshold" (in cui certe partiture di chitarra mi richiamano direttamente alla mente gli A Perfect Circe più "toolliani"), "Monster", "Afterglow", "Hell Hath No Fury" e "I Wish You Hell" sono i momenti che mi sento di segnalare maggiormente, ma su di essi spicca però "Bright Lights". Divisa in due parti, una calma placida e dimessa, l'altra violenta, rabbiosa, valvola di sfogo per la tensione accumulata, questa traccia rappresenta forse al meglio i due volti dei nostri, l'anima più intima e quella aggressiva e furente, complice la bellissima struttura con la quale è stata concepita e il lavoro in essa profuso da parte dei componenti del gruppo (che in quanto a tecnica non sono dei pivelli).
Non abbiamo tra le mani un capolavoro ma un bel disco sì, un lavoro sincero fatto da musicisti con i cosiddetti, un ascolto di certo non da sottofondo ma al quale si deve prestare attenzione. E solo così si potrà apprezzare la bontà degli Audrey Horne e il loro "Le Fol".
Ps: il disco sarebbe da 7, *** e mezzo, ma non essendoci il mezzo voto do *** per colpa di alcuni passaggi a vuoto e di un pezzo come "Pretty Girls Make Graves" che cita in maniera troppo lampante gli Alice In Chains.
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