Folgorato a suo tempo, sulla via tra il negozio di dischi e l'ufficio, dal doppio ep dei Battles, resto oggi sorpreso ascoltando questi. Meno cervellotici, meno "geniali", meno articolati, meno definitivi. Tutti 'sti piccoli break e ripartenze, i suoni pulitissimi, come appena lucidati. E ben separati. Freddi, dici? Ma sono all'ottava traccia e non mi ha ancora tediato, anzi. Nient'altro che loro tre, quei dialoghi tra chitarre e batteria, con scarti improvvisi e repentini cambi di scena ma in un flusso costante (devo aggiungere "quasi senza soluzione di continuità"? Ma si, dai, lo aggiungo). E senza irruenza, senza altro che il piacere di srotolare il filo (spesso teso, nervosetto, ma mai "isterico") di un "discorso" che non vuole dimostrare niente, per seguirlo scoprendo dove porta. Un gioco che pare bastare a sè stesso. E a loro tre. E anche a me.

Come per i Battles è stata simpatia a primo ascolto (neanche ho ancora finito di ascoltarlo, 'sto disco). Ma se per i primi ero diventato tifoso istantaneo, e non m'ero preoccupato di sbagliare dandoti una dritta, con questi tre ti avverto: è un disco del 2006 e se anche tu come me non ne hai mai sentito parlare sino ad ora, non è probabilmente così bello come mi sta sembrando. Però mi è tornata voglia di scrivere una cosa (per un disco di chitarre, poi) e deve esserci un motivo. Boh...

Forse lo scoprirò al secondo ascolto (nel frattempo il disco è finito, andiamo in pace) E si: basta merda. - Ah, io l'ho trovato qui: http://theeta-backtoschool.blogspot.com/2007/08/autoautomatic-another-round-wont-get-us.html

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