Ad essere sincero non sono mai stato un gran fan, estimatore o chissà cos'altro delle metal opera di Tobias Sammett, fatta salva per la seconda, "Metal Opera pt. II" che racchiudeva brani davvero belli ed entusiasmanti a canzonette da riempitivo. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni, lo stesso Sammett ha dimostrato a tutti di aver voglia di non fossilizzarsi su lidi adiacenti a territori tipicamente powereggianti. E questo è emerso immediatamente dopo "Vain Glory Opera" e, appunto, la prima parte di Avantasia "A Metal Opera pt. I" che poco mi colpì, se non per il fatto di essere un disco di power metal e basta, infarcito dello specchietto per le allodole di nomi grossi e altisonanti, primi tra tutti quello di Kiske ma non solo.
Tuttavia, dopo "Vain Glory Opera", Tobias e gli Edguy hanno dato una lieve sferzata al loro modo di concepire il power metal. Cosa che già nella seconda parte di Avantasia si era intravista (essendo un progetto tutto suo e "guai a chi me lo tocca!") ma che, soprattutto, era già esplosa in dischi come "Hellfire Club" e, soprattutto, nel capolavoro finale "Rocket Ride" della sua band principale, gli Edguy, laddove il power metal aveva letteralmente steso le scarpe al sole per lasciar spazio a divagazioni sperimentali ora più marcatamente heavy, ora gothic ed ora anche power (udibile solo a sprazzi). Ne erano chiari esempi songs come "Sacrifice", "Trinidad" e "Save Me", tanto per citarne tre a caso.
"The Scarecrow", l'opera degli Avantasia, intraprende questa scia. Non concentrarsi solo su un power metal sinfonico oramai datato e cagato da mezzo mondo, tranne che da alcuni fan ottusi, ma dedicarsi a qualcos'altro, senza per questo escludere i soliti nomi ormai famosissimi che, anche qui, si sprecano (Michael Kiske che non si nasconde più dietro nessun stupido pseudonimo, Khan, Sascha Paeth, Somerville, Alice Cooper, e via dicendo, tanto per citarne alcuni tra i più noti).
L'opener non è un buon biglietto da visita, poiché "Twisted Mind" altro non è che un pezzo power ripreso dall'ultimo disco degli Edguy e riadattato per la sezione Avantasia. Vede protagonista il singer dei Kamelot, Khan che, sfortunatamente, non può donare il massimo di se in questa song che, secondo me, rappresenta un piccolo neo al resto dell'opera.
La title track, invece, è una bomba musicale. Lunga suite di oltre 10 minuti in cui accade di tutto, dall'apertura arabeggiante, si dipana in mi tempos, intermezzi epici e fraseggi melodici, per poi esplodere in tutta la sua rabbia nel finale. Forse la migliore del lotto assieme alla ballatona "What Kind Of Love" laddove si sfiora il pop alla Bon Jovi! Una delle più belle canzoni mai scritte, dove Sammett duetta con la bellissima Amanda Somerville in una canzone dal sapore davvero irresistibile, per tutti i palati, anche i meno metal.
Tuttavia il power metal melodico e speedy non abbandona totalmente "The Scarecrow" e, infatti, ritroviamo pezzi come "Shelter From The Rain" (che sembra uscita da "Hellfire Club") che fa il duo con "Angel Me Over" e la più lenta e melodica "Carry Me Over", ballata insipida che serve solo a spezzare la solita "velocità" che tira in un disco di power metal melodico.
C'è spazio anche per "The Master Toy" con Alice Cooper a dare il suo tono "malato" alla song, più rockeggiante, più "velenosa", più lenta, ossessiva, ma sempre melodica e sempre metal con la voce di Sammett che ci ricorda che siamo sempre e pur sempre, in una metal opera. Forse uno dei pezzi migliori. Infine, brano da segnalare è "Devil in Belfry", di sicuro effetto che penetra ogni barriera col suo impatto emotivo. Grandi le prove dei musicisti coinvolti.
In conclusione, Avalon e Fantasia (Avantasia) raggiunge la piena maturità proprio in quetsa tera parte, pur non intitolandosi, esplicitamente, "A Metal Opera part III" ma, tuttavia, essendo comunque una grande opera di heavy metal, laddove, questa volta, la vera differenza l'hanno fatta sia Sammett che i musicisti coinvolti e non come accadeva in passato dove il nome del musicista poteva apparire segno di garanzia (io, ad esempio, odiavo a morte la voce e tutte le songs in cui era costretto ad intervenire il singer dei Virgin Steel, David DeFeis).
Album consigliato anche a chi odia il power metal.
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