Ayumi Hamasaki è una popstar.

Qui non si discute: il fatto che agli esordi era una delle tante, troppe idol giapponesi del j-pop che mostrava la sua carne in photobook in cui il suo seno era coperto solo dai suoi capelli, e che proponeva delle canzoni fredde, quasi senz'anima, tutte plastificate in quel marasma pop-dancefloor-club-techno, da farla pensare ad una Britney Spears cubista proveniente dall'Oriente. Poi, però, qualcosa cambia ed ecco che comincia ad interessarsi anche alla qualità, a cominciare dal riuscitissimo "Duty", suo terzo album del 2000, per proseguire poi in territori sempre più ampi e mai sempre così conformi al pop. Dopo un best of quasi obbligato dall'incredibile successo della ragazzina nipponica, ecco che Ayumi comincia a sfornare il suo talento in due album davvero belli e eterogenei : "I Am" (2002) e "Rainbow" dello stesso anno. Quest'ultimo, presentato con una strana campagna pubblicitaria: all'interno del cd, infatti, vi era una password per l'accesso ad un sito internet dal quale, i fan, potevano scaricare gratuitamente una base musicale, con la quale avrebbero potuto decidere un testo. Il migliore sarebbe stato scelto per la canzone.

Il risultato è "Rainbow", pezzo iniziale di questa raccolta uscita in patria nel 2003: inizia assai timidamente, con un accordo di piano banale tipico del j-pop, ma quando l'anima del pezzo si schiude sui vocali sospiri della ragazza tutto cambia: la ritmica diventa in bilico tra elettronica glitch e rock. Base ritmica tagliente, chitarra elettrica e un ritornello indimenticabile, per una canzone da considerarsi un capolavoro: sperimentalissima ed intrigante, nonostante la sua orecchiabilità, che per struttura ricorda la splendida "Breathing" di Kate Bush. Segue un remix poco riuscito di "Appears" (singolo fortunato del secondo album della popstar, "Loveppears", la cui copertina ha fatto molto discutere per l'immagine dell'appena maggiorenne Hamasaki in topless), che toglie la techno dell'originale, dando un sapore fin troppo dolciastro all'anima dell'album: troppo zucchero fa venire il diabete. Anche il remix di "Key" è davvero instabile, ma la versione acustica di "You" fa cambiare idea: si respira un'aria estiva, fortemente evocativa ed arcana, ma anche fresca e frivola e il pezzo è davvero così riuscito, da superare l'originale. Anche "To Be (Remix)" non è male, ma ancora troppo dolce. "Hanabi" svolta ed è un oscuro pezzo vagamente trip hop bristoliano che si trova davanti al bivio tra dark e pop, tuttavia un quasi capolavoro, non ancora come la stupefacente "Rainbow", ma qualcosa di vicino. I pezzi che seguono non cadono più e formano uno straripante chiarore di creatività che segue in un crescendo incredibile: il trio che ci aspetta dopo è, infatti, una dimostrazione di vero talento: "M'Hall Progress" è riuscitissima e pur non essendo una ballata, non rischia la dance e si rivela ispiratissima. "Dolls " e "Dearest" sono due gioielli: perle ricche di fascino in cui i suoni sono delineati da tintinnii nitidi come carillon nevosi. Il remix di "Seasons" è una ballata da stadio, perfetta per ondeggiare con l'accendino in mano. Introdotta da un carillon infantile, "Voyage" si snoda su un malinconico crescendo di pianoforte e, quindi la bellissima voce della Hamasaki accompagnata dai violini e dai cori quasi lirici. Bellissima, soprattutto quando i violini si rincorrono formando un crescendo mozzafiato. Il demo di "A Song For XX" è poco più di una jam session, ma ricorda benissimo il  Cornelius di "Point" per quella chitarra acustica che sembra pizzichi te e la vocina della donnina che dimostra che è priva di effetti, risultando domestica e intimissima. Da far rabbrividire. "Who...Across The Universe" ricorda Tori Amos per la intro pianistica, ecco che dall'orizzonte si scagliano corni inglesi e theremin sulla voce che ora si fa femminile e sensuale, ma ancora infantile e per questo invidiabile. Tablas, percussioni. Niente da fare: sorretta, in seguito, da orchestra e carillon, è una bellissima ballata che solo al ritornello si fa pop. Nell'ultimo pezzo, dopo una breve intro ambient, Ayami canta sola su una tastiera elettronica, essenziale e priva di alcun elemento altrui.

Sebbene Ayumi avesse voluto fare il suo "Something To Remember" (raccolta di ballate di Madonna del 1995), rivela di avere una personalità innata ed ha dimostrato di poterla intraprendere senza subire alcuna pressione dai produttori. Sperimentale ed intrigante, però, "A Ballads" fu il vero e proprio flop della popstar: se tutti i suoi altri album sono stato un successo dietro l'altro, questo rimase praticamente invenduto, forse per la mancanza di ritmi frivoli e dance.

Tuttavia si tratta di un esempio isolato dal punto di vista del business della Hamasaki, che continua tuttora a vendere milioni di dischi (è giusto uscito da un paio di mesi il suo nuovo album "Guilty"). Consiglio a tutti questo album, soprattutto se è da dedicare alla persona che si ama: tenerissimo e ricco di fascino.

Elenco e tracce

01   RAINBOW (05:28)

02   appears "HΛL's Progress" (05:56)

03   Key ~eternal tie ver.~ (03:14)

04   YOU "northern breeze" (05:03)

05   TO BE "2003 ReBirth Mix" (05:18)

06   HANABI (04:49)

07   M "HΛL's Progress" (05:23)

08   Dearest (05:33)

09   Dolls (05:56)

10   SEASONS "2003 ReBirth Mix" (04:20)

11   Voyage (05:06)

12   A Song for ×× "030213 Session #2" (05:51)

13   Who… "Across the Universe" (05:36)

14   卒業写真 (04:21)

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