Musicalmente, loro non sono capaci di fare dischi brutti. Giocano a memoria da quasi quarant'anni, smentendo regolarmente i detrattori che li aspettano al varco. Poi "Age of Unreason" è particolarmente figo perché apre maggiormente alla melodia, a quella tradizione folk che unisce l'anima di realtà diversissime, da Simon & Garfunkel agli Hüsker Dü. Riporta alla memoria il sottovalutato "The Dissent of Man" - anche quello con gli spigoli smussati (ed è un complimento) - con "Candidate" e "My Sanity" e sugli scudi. Cosa vuoi dire a uno che ti scrive "My Sanity"?

Che l’estetica (eufonica?) non basta. Se sei i Bad Religion, ci vogliono anche i contenuti, che qui mi pare latitino. Perché, facendo la tara al citazionismo compulsivo, l’unica grande rivelazione lasciataci da “Age of Unreason” è che Donald Trump è un bel pezzo di fascio. E va bene, ma allora non bastavano dei Casualties qualsiasi?

Non so, tutte le (bellissime!) canzoni mi lasciano un retrogusto di erre moscia, quasi fossero una sfida personale di Graffin a farci sapere che è studiato. Ed infatti l’andazzo è più o meno questo: “Oh insipiente pletora (cit. di Hobbes), sei moralmente antiestetica (assolone) se procuri consensi spendibili elettoralmente (cit. di Paine) a magnati di origine teutonica dall’accentuato conservatorismo” (coda). Un tale sfoggio di erudizione avrebbe dovuto coinvolgere considerazioni più profonde, se non altro perché difficilmente l’ultimo dei Bad Religion potrebbe redimere il sostenitore medio di Alba Dorata.

Ma c’è dell’altro.

Il punk, in qualsiasi sua declinazione, dovrebbe dar voce agli sconfitti, alle esistenze perennemente relegate all’opposizione. È Davide, non Golia.

Proprio per questo, ritengo sia stato eufemisticamente sconveniente, per gli alfieri dell’hardcore melodico, sostenere apertamente l’allora candidata alla presidenza Hillary Clinton, dipingendola – nel 2016 – come “il grande cambiamento. Del resto, non abbiamo mai avuto un presidente donna. Ed uno dei principi del punkrock è ancora quello di sfidare l’autorità costituita” (G. Graffin). A parte la risibile retorica per cui una donna, in quanto tale, è meglio di un uomo, qualificare l’appoggio ad Hillary Clinton come sfida all’autorità costituita ha del paradossale, se non del ridicolo: sponsorizzata dai più influenti gruppi di pressione e da sempre alleata dei vertici del sistema finanziario statunitense e mondiale, la senatrice dovrebbe essere fra i bersagli principali della band losangelina. Solo per mero scrupolo, evidenziamo che il personaggio in questione votò a favore dell’intervento militare in Iraq; diede il suo placet all’invio del gas sarin ai ribelli siriani; fu il segretario di Stato che, dopo l’ennesimo misfatto imperialista in Libia, si produsse in quell’agghiacciante parodia di Cesare (che eccesso di pietas!); ci fece sapere che “manifestava apprezzamento” per la sentenza che mandava assolta Amanda Knox, con buona pace di Montesquieu e del principio di sovranità; ha in più occasioni ribadito di essere favorevole alla pena capitale; utilizzava per la sua campagna canzoni dei Bikini Kill senza corrispondere i diritti d’autore.

Insomma, il “Golia” Hillary Clinton è tutto fuorché una sfida all’autorità costituita ed il sostegno a lei espresso dai Bad Religion non può che essere ricondotto al sostrato ispiratore di “Age of Unreason”, dato il suo taglio prettamente politico. Inutile dire che tale relazione è a dir poco grottesca: gli ideali dell’Illuminismo - valori fondanti dell’ultima fatica dei nostri – risultano antitetici rispetto a quelli promossi nei fatti dall’ex presidentessa in pectore, nonostante sbandierati vessilli democratici.

Il presente iato, del resto, altro non è che efficace paradigma dell’inesorabile distanza tra le parole ed i fatti della Sinistra (statunitense e mondiale), vuota retorica che ha spalancato la strada al contingente reflusso di fascismi.

Proprio in riferimento a questo profilo si palesa la più grave mancanza di Age of Unreason: l’aver scelto un bersaglio facile ed immediato (il ricco fascista di turno), accantonando deliberatamente una critica costruttiva ed audace a chi ha tradito gli ideali dell’Illuminismo da autoproclamato paladino, tracciando un solco sempre più profondo tra paese reale e slogan da primarie.

Del resto, che il coefficiente barricadero dei Bad Religion sia ormai a livello house band di Gazebo è certificato dal singolo The Kids Are Alt-Right”. Sterile ed annoiato dileggio dei pischelli di destra, ribadisce che è facile parlare di eguaglianza sociale dall’attico di Bel Air, meno dai sobborghi di Flint.

Certo, ancor più difficile sarebbe denunciare come la scarsa effettività e l’ipocrisia delle forze democratiche abbiano contribuito massivamente ad erodere le speranze politiche di giovani ed emarginati, regalandoli alla destra forcaiola. Ma i Bad Religion, almeno sul piano ideologico, dovrebbero sempre osare. Cosa che questo “Age of Unreason” non fa.

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