Avviciniamoci al lavello, apriamo delicatamente la scatoletta, facciamo sgocciolare fuori tutto l'olio, e tiriamo fuori questo tonno dalla scatoletta e mettiamolo in bocca...

Il lato lirico è importante per carità, ma eviterei volentieri di mettere i panni dell'esegeta, come ho visto fare in praticamente qualsiasi recensione su quest'opera e piuttosto al netto dei testi, analizzerei questo pesante pesciolone di mare toscano.

Che il passato da sbarbatelli dei Baustelle stava per sfumare lo si capiva già dal precedente "I mistici dell'Occidente" che faceva evidente sfoggio di orchestrazioni, dando già chiari indizi sulle intenzioni future dei tre di Montepulciano che qui si materializzano in tutta la loro evidenza.

Qui si raddoppia con un intera orchestra (la FilmHarmony Orchestra di Bratislava) prenotata per l'occasione che accompagna pedissequamente la band lungo le vie e i cunicoli di questa nuova avventura. Arrangiamenti orchestrali curati poi da Enrico Gabrielli (Mariposa, Calibro 35).
Evento questo che segna l'arretramento netto della chitarra e dell'apporto esecutivo di Claudio Brasini, che viene relegato a seconda linea rispetto alla ditta Bianconi-Bastreghi.

Bisogna dare atto a Bianconi di aver intrapreso una direzione meno mainstream rispetto alle precedenti incarnazioni (leggasi niente inni buoni per sanremo e radio se si esclude la comunque sufficiente "La morte non esiste più"), una direzione tesa verso il cantautorato, dove però avremmo preferito atmosfere più minimali meno tronfie e maestose, cui l'uso pedissequo dell'orchestra e il minutaggio tendono ad amplificare una sensazione di pesantezza data da eccessivi barocchismi.

"Nessuno" e "Diorama" (molto bella l'apertura evocativa in scia ai ritornelli) sono due numeri d'alta scuola, si aggiunge a loro "Futuro" abbastanza evocativa, probabilmente anche merito del testo.
Da segnalare infine la curiosa metrica romanesca di "Conta' l'inverni".

Peccato davvero per le troppe canzoni e i troppi intermezzi (ben 6, bella comunque "L'orizzonte degli eventi"), che rendono dispersivo questa colonna sonora reale quale è "Fantasma".

L'auspicio per il futuro è quello di continuare su questa strada, magari aggiustando un po' il tiro.
Per chi non li ha mai sopportati questo potrebbe essere il disco della rottura e potrebbe dare loro modo di ricredersi, per il resto vedremo cosa altro tireranno fuori i Bianconi and Sons.

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