Smarrimento, inquietudine e la sensazione di navigare a vista, immerso in una fitta nebbia; gli aggettivi inglesi eerie e haunting, per i quali non trovo dei corrispettivi italiani altrettanto belli ed efficaci foneticamente, sono i più adeguati per descrivere questo album del 1987, l'esordio dei Bel Canto; "White-Out Conditions" è disorientante, elusivo, quasi beffardo. Dopo qualche ascolto pensavo di aver elaborato un'opinione ben definita, un disco molto affascinante e con degli apici sublimi ma complessivamente ancora acerbo, soprattutto se confrontato con i successivi "Birds Of Passage" e "Shimmering, Warm And Bright", più elaborati, eclettici e con una visione più "nitida", per così dire; avevo interpretato i suoi tanti passaggi strumentali come sketches d'amosfera, idee in attesa di uno sviluppo più concreto, ma poi mi sono accorto del mio errore, di come "White-Out Conditions" mi aveva fuorviato e nascosto la sua vera dimensione. Per comprenderlo appieno è servito un solo altro ascolto, nelle giuste circostanze: a notte fonda, nel silenzio assoluto, in piena comunione con Artemide, "White-Out Conditions" mi ha regalato sensazioni profonde.

I Bel Canto sono norvegesi, non norvegesi qualunque ma di Tromso, la città più settentrionale di tutto il continente europeo, molto lontana da tutti gli altri grandi insediamenti della nazione, un ultimo avamposto stretto tra l'Oceano Atlatico ed una natura difficile, ancora quasi incontaminata, dove persino l'equilibrio tra notte e giorno viene alterato dal sole di mezzanotte e dalle aurore boreali; atmosfere uniche, ibridazioni, una cultura di frontiera e di esplorazione che ha lasciato un segno profondo sulla musica dei Bel Canto. All'epoca c'era anche Geir Jenssen, che ha poi intrapreso una carriera autonoma come musicista elettronico tout-court, ma fondamentalmente i BC sono Nils Johansen e Anneli Drecker, un polistrumentista e compositore eclettico e visionario ed una frontwoman che definire straordinaria è financo riduttivo: in quanto ad espressività vocale, carisma e camaleontismo non ha nulla da invidiare a Joni Mitchell, l'avevo conosciuta come raffinata ed eclettica interprete pop/jazzy/elettronica, ma in "White-Out Conditions" Anneli Drecker è qualcosa di diverso. Imponente, ieratica, spirituale, la sua voce sembra riecheggiare da una dimensione onirica che altro non è che l'osservazione della realtà circostante attraverso occhi più attenti e percettivi. Non è un caso che l'accoppiata più emotivamente devastante dell'album racconti di atmosfere legate alla terra natale dei tre musicisti: "White Out-Conditions", quella nebbia che accompagna le tempeste di neve ammantando il paesaggio di una coltre bianca e spettrale, annullando l'orizzonte ed i colori; il mandolino di Nils Johansen, strumento estremamente presente e caratterizzante in tutto l'album, disegna una trama ossessiva e circolare, Anneli vaga smarrita, alla vana ricerca di una luce, ma l'inverno artico è più forte, annulla ogni possibile speranza. La danza macabra sfuma, rallenta, si trasforma in processione funerea con "Baltic Ice-Breaker", la tragedia di una nave intrappolata tra i ghiacci polari, il destino incombente ed ineluttabile che attende il suo equipaggio, rassegnato ad un fato più forte di ogni tentativo di resistenza, "A voice disappears with the wind, blows away along with the cracking of the ice, the track will be frozen over in a while, the scratching, the screaming, the whining, you're frozen to death, and soon there will be only the ice and the snow...".

La morte è un elemento molto presente in "White-Out Conditions", non solo in senso fisico ma anche emotivo, l'episodio più oscuro dell'opera è sicuramente "Without You", priva della solennità ieratica e dell'espressionismo figurativo di "Baltic Ice-Breaker": il sound è più scarno e waveggiante rispetto alla media dell'album, un ritmo circolare ed incalzante, appena mitigato da qualche intervento di sax, ed il cantato amareggiato e disilluso creano un effetto di apnea, crescente debito d'ossigeno, una sensazione di vuoto e perdita irreparabile. Non tutto però è gelo, smarrimento e fatalità, in "White-Out Conditions" c'è anche il seme di quella forza vitale ed immaginifica che sboccerà con il successivo "Birds Of Passage", atmosfere notturne, non incubi ma sogni comunque poco rassicuranti, che però si distaccano abbastanza nettamente dall'oscurità più fitta. In primis il singolo "Blank Sheets", folk ballad di straniante raffinatezza a metà tra gothic e medioevo in cui si apprezzano le fascinose coloriture vocali di una Anneli Drecker più chanteuse e meno sciamana e "Dreaming Girl", ritmato upbeat dalle tinte arabeggianti che nasconde un visionario ego tripping, "I am such a peculiar girl, have my dreams and thoughts in another world, but I live my life so lost in time, so lost in space, I belong to an unknown human race, perhaps I will come back again but I don't bother how or when".

"Blank Sheets"-"Dreaming Girl" e "White-Out Conditions"-"Baltic Ice-Breaker", i due punti focali dell'album, sono separati da alcuni passaggi d'atmosfera apparentemente scolegati tra loro, come la fantasia operistica di "Capio", in cui Anneli dimostra ancora una volta la sua classe immensa, alle prese con tonalità estatiche e teatrali e la bizzarra ed inquietante "Agassiz", sostenuta da ritmi sincopati ed incalzanti in cui gli strumenti (voce compresa) si rincorrono dando vita ad una danza tribale dalle suggestioni vagamente dionisiache, ed alla fine è proprio uno strumentale a trovare la quadratura del cerchio tra le due anime dell'album, quella più nordica e darkeggiante e l'altra onirica ed esoterica nel senso originale del termine, più protesa verso l'esplorazione stilistica e destinata a diventare preponderante nell'immediato futuro. "Uplands", sette minuti che inizialmente rappresentano la continuazione naturale di "Baltic Ice-Breaker": elettronica minimale, atmosfera rarefatta che gradualmente si evolve in una candenzata marcia funebre, ma nel finale la situazione cambia repentinamente, un synth intona una melodia ascendente e rigogliosa che suona come un'ideale rinascita, il passaggio ad un'altra stagione, ad un'altra dimensione, ed una finestra aperta su quello che diventeranno di lì a breve i Bel Canto.

Il percorso artistico di Nils e Anneli è molto coerente e pianificato, ogni album è una tappa di un viaggio con un approdo che di volta in volta diventa sempre più chiaro e definito; in "White-Out Conditions" la nave è appena salpata da Tromso, le atmosfere e il fascino a volte spietato dell'Artico sono ancora ben presenti, ma i timonieri hanno già in mente una rotta che gradualmente li condurrà verso sud, verso il sole ed i colori di terre lontane e sconosciute, quasi ripercorrendo le orme dei loro antenati vichinghi. Un'opera prima ma al tempo stesso di passaggio, da cui già traspare la classe e l'ambizione di una proposta sicuramente fuori dall'ordinario, pronta a passare dall'oscuro dominio di Artemide alle luci soffuse di Aurora.

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