QUALI ASPETTATIVE. Credo che sia in qualche modo difficile cercare di descrivere e allo stesso modo di giudicare qualche cosa che si considera essere una delle proprie opere (in questo caso) letterarie preferite. Intendo, in ogni caso una di quelle opere il cui significato trascenda il contenuto stesso dell'opera, fino a diventare qualche cosa che è parte di te. Perché è diventato qualche cosa di integrante all'interno del tuo pensiero.

Questo processo è tanto più difficile se come in questo caso l'oggetto dell'analisi è in verità una trasposizione cinematografica dell'opera stessa.

Questo perché c'è generalmente la credenza, quella convinzione secondo la quale le opere cinematografiche tratte da un'opera letteraria siano praticamente mai all'altezza originale. Un atteggiamento nei confronti del quale, preferisco assumere una posizione intermedia e un maggiore equilibrio cercando magari di considerare eventualmente le due cose separatamente. E così ho fatto anche nel caso di 'High-Rise', il film diretto da Ben Wheatley e nella pratica adattamento del romanzo omonimo scritto da James Graham Ballard, uno degli scrittori più brillanti della sua generazione e non solo relativamente il genere fantascientifico, e pubblicato nel 1976.

Al contrario devo dire che ero molto fiducioso su una buona riuscita di questa operazione, ho sempre considerato l'opera come adattabile al grande schermo e adesso che ho finalmente visto questo film, posso dire di non essere stato deluso. Il film in quelle che sono le sue ambientazioni e le situazioni ricreate, la caratterizzazioni dei personaggi, persino e soprattutto la scelta dei colori funziona riprendendo in granda parte, come è evidente, la trama e le atmosfere del libro e aggiungendoci qualche contenuto nuovo oppure semplicemente diverso o reso diversamente date le possibilità date dalla materia cinematografica.

IL FILM. Mi ero preventivamente documentato sul regista e quale sarebbe stato il cast. Ma cominciamo dal regista, cioè Ben Wheatley. Classe 1972, brittanico, credo sia uno dei giovani registi meno noti al di fuori dei confini del Regno Unito e questo ingiustamente. Posso dire di aver visto già diversi dei suoi film e di esserne sempre stato piacevolmente colpito, sia per la qualità della direzione che per quella che è la scorrevolezza delle trame. Un regista specializzato nella realizzazione di scene anche cruente e comunque dotato di una certa ironia che forse anche in un contesto come questo, quello delle ambientazioni di 'High-Rise' non guasta. Una ironia che potrebbe essere intesa anche come cinismo e questa è sicuramente una caratteristica riscontrabile all'interno dell'opera.

Ricco e nutrito il cast degli attori che hanno preso parte al film. Da Sienna Miller a Luke Evans (nel ruolo di Richard Wilder) e Elisabeth Moss e fino a Tom Hiddlestone, che ho trovato sorprendentemente bravo e che interpretra il ruolo del protagonista principale delle vicende, il Dottor Robert Laing. Impossibile infine non citare il grandissimo Jeremy Irons nei panni dell'altro personaggio chiave, Anthony Royal, che costituirebbe idealmente la 'nemesi' del Dott. Laing, anche se le cose sono più complesse di quello che potrebbero sembrare, è che è praticamente l'ideatore del gigantesco condominio, il primo a essere ultimato di cinque unità identiche facenti parti di un unico magnificente progetto immobiliare.

Ma veniamo ai contenuti. Qual'è la storia di 'High-Rise' oppure 'Condominium'. Voglio dire, quale è la storia raccontata dal film e questo prima e allo stesso tempo di quelli che poi sarebbero i suoi contenuti ideologici e metaforici.

Come detto, le vicende si svolgono all'interno di questo moderno complesso residenziale e in particolare nel primo grattacielo costruito alla periferia di Londra dall'architetto Anthony Royal, che vi abita in cima, all'attico e nell'appartamento più spazioso e lussuoso dell'intero edificio. Edificio che al suo interno è comprensivo di tutte le strutture e comodità tipiche della vita moderna. Ci sono banche e supermercati, ristoranti e parrucchieri; impianti sauna, palestre e piscine, campi da tennis. Ascensori ad alta velocità che sono chiaramente indispensabili al corretto funzionamento della struttura.

Non ci vuole molto tuttavia prima che la situazione cominci a sfuggire al controllo di Royal e di tutti gli abitanti del condominio. Tutti i fatti avvengono nel giro di tre mesi. Prima, quella che possiamo definire una certa assuefazione di ciascuno alla appartenenza al proprio rango (cioè: piano) e la conseguente discriminazione da chi appartiene a quella che viene considerata un'altra categoria sociale e successivamente le prime inevitabili disfunzioni nel regolare funzionamento di 'High-Rise' porteranno allo scontro e a contrasti sempre più accessi e violenti. Contrasti che hanno soprattutto connotati di tipo sociale e che come tali sono accentuati dalla gerarchia 'catastale' anzi in qualche maniera piramidale che è propria della struttura se consideriamo infatti che lo stato sociale, inteso in termini strettamente economici, aumenta praticamente con il salire dei piani. In pratica: sono i ricchi quelli che abitano ai piani alti.

Però sono i poveri che abitano a quelli bassi e che sono quelli dove si trovano gli accessi agli ascensori e a strutture base come il supermercato. Il contrasto a questo punto è inevitabile. Di più, quello che succede a questo punto è una vera e propria degenerazione della situazione all'interno del complesso e una degenerazione dell' individuo che in una lotta di classe e per il territorio regredisce a uno stadio primitivo. Presto il condominio verrà lasciato all'incuria né i suoi abitanti si preoccuperanmo di preservarne la manutenzione e quella che dovrebbe essere la propria integrità. Ogni contatto sociale con l'esterno cesserà di avere senso e tra cumuli di macerie e montagne di spazzatura scoppia una sanguinosa lotta per la sopravvivenza.

Ma 'High-Rise' è anche la storia di qualla che vuole essere una vera r propria scalata. Una scalata dai piani bassi fino all'arrivo d la terrazza dive vivono Royal e sua moglie e da dove non solo con la vista si domina l'intero complesso e si vede da lontano una Londra che nel corso della storia sembrerebbe non esistere e essere comunque lontana milioni di anni luce, ma in posto che è visto soprattutto come il posto di comando o comunque la scalata costituisce qualche cosa di ideale che è nell'animo di ogni individuo è che può significare bramosia di potere e voglia di prevalere sugli altri ma anche cercare di migliorarsi, cercare di scoprire la verità su se syessi e su tutto ciò che ci circonda e magari anche spingendosi oltre quello che donde bbetp essere i nostri limiti in termini di moralità e rispetto pet se stessi e per il prossimo.

LA SCALATA. Il protagonista delle vicende come già accennato, è il Dottor Robert Laing, interpretrato dal bravo Tom Hiddleston che francamente credo di aver visto solo in un altro paio di film più che dimenticabili come 'Thor' e il deludente 'Only Lovers Left Alive' di Jim Jarmusch, probabilmente ricordabile solo per la presenza del gruppo psych White Hills. Attore comunque che ho trovato veramente molto bravo e che invero mi ha dunque sorpreso in positivo. Il Dottor Laing nel contesto rappresentato sopra, potrebbe alla fine delle cose apparire come un cinico arrivista. Una specie di mostro e una persona priva di sentimenti e che nella sua freddezza, si lascia scivolare addosso la tragicità e la brutalità degli eventi che lo circondano, ma egli invero rappresenta nel suo agire e nella sua formula di pensiero quella che è l'umanità secondo i suoi schemi-base.

Robert Laing è un medico, ha subito la scomparsa della sorella e ha deciso di trasferirsi dal centro di Londra a vivere nel condominio per ragioni dettate da quella che potremmo definire una innata curiosità naturale. Robert Laing vuole vedere e vuole capire che cosa sia realmente il condominio e che cosa questo rappresenti in termini tecnologici e anche sociali. Vuole vedere il futuro.

In pratica una volta trasferitosi non svuotera mai gli scatoloni del trasloco. Che cosa contengono questi scatoloni non lo sapremi mai. Laing non lo aprirà mai e quando glielo chiederanno, risponderà con un afflato di voce, 'Sex and paranoia'.

Nel totale dissesto della struttura e dove si aggirano bande armate di persone inferocite e oramai piu prossime alla dimensione animale che a quella umana, nel totale disinteresse del mondo esterno (e quindi anche delle forze dell'ordine) Laing comincia con il passare del tempo quella che sarà la sua scalata fino all'attico abitato da Royal e mostrandosi al tempo stesso a suo agio in questo panorama post-apocalittico e determinato ad arrivare fino in fondo.

E in effetti riuscirà nel suo intento e riuscirà a sopravvivere e non perché piu forte oppure equipaggiato degli altri. Laing non è un superuomo, ma semplicemente appare in qualche modo, in quella che potrebbe apparire una sua totale indifferenza alle cose, realmente motivato ad arrivar fino in fondo e privo di nessun condizionamento e oltre quello che si potrebbe definire istinto di sopravvivenza. Dall'altra parte abbiamo la sua nemesi, Royal, decadente capitano di un Titanic, e che non è disposto a lasciare la nave che affonda, ma soprattutto non intende recedere dalla sua posizione. Dal vertice della piramide dove si è rinchiuso prima circondato da amici fedeli e poi solo da donne e bambini e fino alla fine inevitabile.

Come si fa a stabilite chi riuscirà veramente a prevalere? E la stessa sopravvivenza in questo caso, può significare essere in qualche modo riusciri a prevalere? Dove il sottile tra sopravvivenza e esistenza appare più ampio che mai.

Il film ha delle ambientazioni dove a scene cruente e di lotta vera e propria si mescolano ambientazioni che mi hanno fatto pensare a un certo cinema italiano nello stile e nelle tecniche anche narrative usate. Ho pensato a Elio Petri. Ma soprattutto a Marco Ferreri che probabilmente avrebbe potuto essere anche lui a scrivere il finale di questa storia cui non mancano contenuti di carattere grottesco.

HIGH-RISE. 'High-Rise' è un'opera che è chiaramente carica di contenuti simbolici e che non vengono a mancare anche nella resa cinematografica. Sarebbe impossibile cercare di raccorglierli e identificarli tutti in poche righe e anche superfluo, dpve lascerei a questo punto tutto anche quella che può essere la libera interpretazione degli spettatori e secondo quelle che sono le loro sensazioni nel corso della visione.

Ma quale è il vero messaggio contenuto all'interno dell'opera di J.G. Ballard? Parliamo di un autore intelligente, originale, che ha in qualche modo innovato come pochi nel campo della letteratura e della letteratura fantascientifica. In 'High-Rise' come in altre delle sue opere letterarie e dei suoi racconti, al centro del pensiero speculativo di Ballard c'è l'uomo e come e dove questo viene contestualizzato. Di volta in volta in situazioni di estremo affollamento oppure di completa solitudine, in ogni caso situazioni tali da spingerlo in qualche modo a fare necessariamente i conti con se stesso e con quella che è la sua natura, che secondo una certa visione pessimistica apparirebbe poi sempre in qualche modo senza dubbio degenerativa. Anche se allo stesso tempo ingegnosa, dimostrando da questo punto di vista, l'uomo, grandi capacità di adattamento e che non hanno probabilmente pari per quello che riguarda la vita nel mondo animale.

Ma quanto possono contare fattori come quelli strutturali, vedi il gigantesco complesso costruito da Royal, e soprattutto quelle realtà abitative e e specialmente periferiche create ad hoc e che diventano dei veri e propri ghetti prima ancora di essere terminati. La questione è più che attuale perché potremmo invero definirla come attualmente insuperata e forse insuperabile in virtù di quelle che sono abitudini e che sono legate alla mala politica e alla cattiva amministrazione e fino alla collusione con gli ambienti più influenti della criminalità organizzata. Vivendo a Napoli, città dove sono nato e cresciuto, potrei citare diversi esempi di questo tipo, di quelli che sono stati fenomeni di 'ghettizzazione' strutturale creati a tavolino, a partire da Secondigliano, e per finire magari con quella gigantesca struttura fantasma e decadente che sarebbe poi il famoso Centro Direzionale, un insieme di grattacieli (unico in Italia e in tutta l'Europa Meridionale) sorti nel quartiere Poggioreale e che costituiscono una sorta di cittadella e costruito negli anni ottanta ad opera del giapponese Kenzo Tange. Strutture che oggi a trenta anni dalla costruzione giacciono in uno stato di totale decadenza e di abbandono e che forse solo il fatto l'area fosse stata progettata e quindi adoperata sin dal principio per ospitare soprattutto uffici e amministrativi, non ha avuto una degenerazione tutto sommato non così inverosimile quanto potremmo immaginare come quella dell'opera di Ballard e ora portata sul grande schermo da Ben Wheatley.

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