"Colori": una parola che evoca concetti come policromia, variegatura, cangiantismo... "Colori" è anche il titolo (ovviamente tradotto in italiano) dell'ultima, imponente fatica dei Between The Buried And Me, compagine "extreme metal" del North Carolina con numerosi cambi di formazione alle spalle (il cantante e tastierista Tommy Rogers e il chitarrista Paul Waggoner sono gli unici membri fissi ab origine). E titolo non poteva essere più azzeccato di questo: rispetto al precedente "Alaska" (2005), risulta ancora più stravagante e complesso, più variegato e cangiante il composto di furia death metalcore e straordinario tecnicismo progressivo, punteggiato di melodie eteree, fraseggi jazz, inediti sapori pop e bizzarrie assortite (ci sono addirittura un intermezzo western con banjo nella suite "Ants Of The Sky" e un pezzo cabaret con fisarmonica in "Prequel To The Sequel"), che caratterizza questo album, la cui pubblicazione risale allo scorso settembre.

Volete sentire un blast beat prestarsi ad un divertente fraseggio jazz? O un brutale growl divenire un pacato sussurro? Se la risposta è sì, "Colors" fa esattamente al vostro caso sin delle prime note, poiché nella prima traccia, "Foam Born/ The Backtrack", una dimessa introduzione per piano ("Foam Born") lascia il campo ad una collera devastante ("The Backtrack") che prende definitivamente forma nel secondo brano, "The Decade Of Statues", il quale comunque non lesina un refrain cantabile e divagazioni jazz nel finale. Ancora meglio è la successiva "Informal Gluttony", il pezzo migliore dell'album: introduzione tribale alla Tool, strofe brutali ma comunque tecnicissime e ritornello commovente. Se non migliore, è sicuramente più ambiziosa "Sun Of Nothing", undici minuti in cui alla solita, feroce bagarre con tempi vertiginosi e astrusi fanno da contraltare uno spigliato motivo funky-pop e un'intensa melodia finale che farebbe invidia persino ai Radiohead. Ed è proprio l'ambizione a far da padrona nel resto dell'opera, in cui diviene sempre più preponderante l'influenza dei Dream Theater: nelle sopraccitate "Ants" e "Prequel", nel breve interludio strumentale per chitarra pulita "Viridian" e nel ponderoso quarto d'ora conclusivo siglato "White Walls", i Between sembrano sempre meno un gruppo di metal estremo con influenze progressive moderne e suonano sempre più come i Dream Theater con cantato prevalentemente death. Un pò di artificio in più e un pò di personalità in meno per questa parte di ascolto, che forse scende un gradino sotto la prima, ma che non pecca comunque di spontanee emozioni, soprattutto nelle frazioni più quiete.

Insomma, convincono i Between The Buried And Me: sono così camaleontici, eclettici e strepitosamente instabili da riuscire a cambiare una moltitudine di atmosfere ed umori in una sola canzone. Cosa si può chiedere di più? Intrigante, un tantino sopra le righe, ma ad ogni modo affascinante, "Colors" è un prodotto sensazionale e chiamarlo "capolavoro" non è un'esagerazione.

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