I Between The Buried And Me sono un gruppo che, pur basandosi sul metal estremo, ha sempre avuto un'influenza progressiva, ma con il settimo album in studio in primo piano c'è davvero il prog rock, le tastiere e soprattutto con un concept album basato su un viaggio immaginario di una persona in coma. Idea non nuova (ricordate gli Ayreon di "The Human Equation"?) ma che è funzionata davvero a meraviglia.
L'album inizia con il brano introduttivo "Node" di 3 minuti e mezzo con solo il pianoforte ed il cantato di Tommy Giles Rogers.
La ben più lunga "The Coma Machine" già rivela lo stile tipico della band, con cambi di tempo improvvisi (senza assoli di mezz'ora o cose del genere, visto che l'album già è lungo oltre un'ora) e momenti melodici alternati ad altri aggressivi (anche se non sono assolutamente una boyband metalcore!).
"Dim Ignition" è un breve brano reso particolare da un synth. Nella più estrema "Famine Wolf" troviamo i primi growl ed addirittura parti in cui sono stati inseriti contemporaneamente growl e "pulito" (anche se ovviamente non eseguibili dall'unico cantante in live se non con il playback). Lodevole l'indescrivibile finale del brano.
King Redeem/Queen Serene inizia con una melodia acustica, ma, dopo una schitarrata folk orientale, esplode in un grindcore che sembra provenire dall'album "Colors", con growl intermezati ad un cantato folle, alla Protest The Hero per intenderci.
"Turn on the Darkness" si caratterizza per l'elegante assolo di chitarra dreamtheateriano dell'era Awake/A Change of Seasons e il contributo canoro del chitarrista solista della band Paul Waggoner. Sonorità cupe chiudono Turn on Darkness ma un hard rock tendente al punk aprono "The Ectopic Stroll", che continua toccando diversi generi, dalla musica psichedelica, al mathcore, un po' di growl e poi un breve assolo romantico, fino ad un rigenerato prog metal caotico.
"Rapid Calm": l'ossimoro nel titolo ("Rapida Calma") riassume la canzone: si alternano ambient effettivamente adatto ad una sala operatoria e technical death metal.
"Memory Palace" è probabilmente la migliore composizione dell'album, che in 10 minuti ha di tutto: math rock, punk, prog, heavy psych ed hard rock.
Concludono il disco "Option Oblivion" e "Life in Velvet", con un pianoforte minimale nei primi due minuti e negli altri due un assolo di chitarra elettrica struggente, un po' di cantato melodico, quattro growls e … fine.
Termina così un fantastico disco di un gruppo che, per quanto già affermatosi nel mondo neoprogressive, stavolta ha superato se stesso: non dico che sia una novità assoluta a livello sonoro, ma tutti i generi amati dai 5 musicisti (a proposito, doveroso ricordare la lineup: T.G. Rogers cantante e pianista, P. Waggoner e D. Waring alle chitarre, D. Briggs al basso e al sintetizzatore, B. Richardson alla batteria) si incontrano in modo sempre giusto. Assenti momenti troppo mielosi o eccessivamente tecnici ma neanche quelli insensati.
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