Bjork ha sempre cambiato le carte in tavola, ha sempre turbato, ha sempre travolto le sue melodie, ha mostrato al pubblico che sa anche recitare, nel suo capolavoro "Medùlla" ha osato inserire la canzone più brutta da lei mai realizzata ("Ancestors") e ha sperimentato qualsiasi musica del mondo ed ora, che ha già fatto tutto, combinato qualsiasi cosa, sperimentato in ogni dove...cosa si può fare per reinvertarsi? Non poteva rispondere meglio se non con "Volta", l'album più adrenalinco ed ardito della sua carriera, un album difficilmente descrivibile , perchè un miscuglio di suoni e colori differenti, un calderone di magia e bellezza.
Impossibile non citare tutti i pezzi: le danze si aprono con "Earth Intruders", primo, potentissimo singolo, dove miss Gudmunsdottir governa la scena su una ritmica afro tutta tam tam, ci sono Timbaland e Khonnor 1 dietro i ritmi, e si sente... quindi "Wanderlust", meravigliosa ballata, che ricorda capolavori come "Jòga" o "Hyper-Ballad", Bjork sussurra, urla in un pezzo che mette i brividi su una ritmica che pare essere stata creata dal genio dell'elettronica Aphex Twin, poi "The Dull Flame Of The Desire", la migliore canzone d'amore mai scritta dall'artista islandese, in coppia con il vocione commuovente del cantante-travestito Antony, che insieme alla bellezza e alla sensualità della voce di Bjork, riesce a farci commuovere. Segue "Innocence", secondo singolo, sorretto da ritmi schizzati e dalla bellissima voce di Bjork che si scatena. Ballabilissima.
"Vertebrae By Vertebrae", manifesto wagneriano che segue la direzione opposta delle canzoni precendenti, puntando sulla sperimentazione: è un capolavoro, Bjork spaventa e ammalia su archi che incutono. "I See Who You Are", straordinaria canzone zen a base di elettronica glitch, pipa cinese e la voce immancabile e sempre splendida di Bjork. "Pneumonia" è il pezzo più sperimentale, ma il meno riuscito, tuttavia non disprezzabile e ammaliante. "Hope", graziosa melodia caraibica e ritmi spigolosi per un testo che canta di pacifismo, tema che compare anche nella successiva "Declare Independence", grazia omicida per l'unico pezzo hardcore di Bjork: pompa potenza ed è impossibile non ballare con questa colonna sonora. Il capolavoro si chiude con la bellissima "My Juveline", secondo duetto con Antony, ipnotico e raggiante per sola arpa e voci. 

La malìa del disco è unica: ascoltandolo per la duecentesima volta si ha l'impressione che sia la prima, c'è la stessa euforia e la stessa passione di quando lo si ha appena comprato e lo si scarta, Bjork è capace di fare tutto senza sbagliare...e questa n'è la prova...

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