Metalcore, doom funereo ed una dolce voce femminile. Nessuno ha mai proposto un simile connubbio sonoro? Falso! Se nei primi anni '90 il trend imponeva come modello un certo doom gotico e lacrimoso, qualcuno tentò di discostarsi dalla formula, proponendo una ben calibrata, affascinante ed inusuale fusione tra gli stili summenzionati.

Sto parlando dei Black Lodge, act norvegese fondato e animato da musicisti dei quali quasi nulla ci è dato sapere. Un solo disco, nessuna apparizione live e nessun seguito, anche sotto mentite spoglie, a quel magnifico quanto ambizioso progetto.

Pubblicato per la Head Not Found (etichetta dei primi, ed altrettanto geniali, The 3rd And The Mortal), il primo ed unico parto dei Black Lodge è destinato a sconvolgere gli assetti del metallo più oscuro ed è la prova di come, puntualmente, molte bands innovative e rivoluzionarie vengano archiviate frettolosamente.

Se prendete il sound dei Paradise Lost e lo mescolate con un'oncia di hardcore, forse, potrete capire qualcosa di più. Se, al tutto, siete in grado di affiancare la dolcezza di una voce alla Kari Rueslatten ed un grugnito particolare, basso e non sempre in linea con la lezione/tradizione death metal, beh significa che avete capito alla perfezione di cosa è capace "Covet"!

Ma le parole, e le mie in particolare, non bastano per descrivere la carica innovativa e la genialità che hanno contraddistinto e che, ancora oggi, contraddisguono questo LP. Chitarre rocciose e dissonanti, batteria lenta e soffocante. Brani molto lunghi, dilatati, dei veri "movioloni" accompagnati da saltuarie sfuriate al limite del metalcore e, come se non bastasse, spleen a fiumi.

La voce femminile, anche nel caso dei Black Lodge, non da vita al classico "beauty & the beast metal" ma a qualcosa di insolito e di profondamente insuale.

Allora mi/vi chiedo: perchè tanta indifferenza di fronte ad un prodotto così fresco? Non sarà il miglior platter che il genere in questione ha saputo regalarci, vero, però quanta immotivata indifferenza nei suoi confronti!

Queste sono le meteore da riscoprire. Questi sono gli artisti che, nell'anonimato, hanno osato e sperimentato.

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