Arriviamo per le nove e trenta alla Salumeria Della Musica così composti: io, l'influentissimo Algol tecnico di laboratorio con disturbi psichici, il mio carissimo amico Andrea professore universitario (e molto altro), mente eccelsa dalle coclee particolarmente affini alle mie e l' avvocato Andrea (again) sosia geneticamente modificato di Gianni Morandi con un'insana passione per Paul Weller. Mentre entriamo l'eterogeneità della formazione mi fa riflettere su quanto mi senta porco tra le perle e come la musica possa abbattere le barriere sociali. Mi illudo anche che avendo battezzato mio figlio Andrea forse sarà meno pirla del padre e continuerà a studiare, come gli esimi Andrei, coi quali mi appresto a sentire i Black Mountain, hanno brillantemente fatto. Mentre comincio a covare sentimenti di astio verso i miei genitori per non avermi chiamato Andrea e rimugino su queste considerazioni lombrosianetimologiconomastiche, i nostri hippyemorfi musicisti attaccano.

E si parte con "Wilderness Heart", pezzo che più hard non si può (mooolto alla Deep Purple), ottimo inizio. Jeremy Schmidt alle tastiere impreziosisce il repertorio hard con i suoi puntuali innesti psichedelici, Matt Camirand e Stephen Mc Bean con basso e chitarra fan venire fuori un bel suono bello grasso come piace a me e il batterista Joshua Wells non sarà Danny Carey ma ha discreti controquatzi e rappresenta una autorevole spina dorsale per quel mix di hard rock ("Roller Coaster" splendida), psichedelia ("Wucan" o "Radiant Hearts") e ipnotiche ballad ("Buried By Blues") che si dipanano per le quasi due ore di concerto. Insomma non si può dire che i ragazzi non sappiano suonare dal vivo. Poi c'è la vocalist  Amber Webber (in alternanza a Mc Bean). Coi suoi movimenti e mimica facciale ridotti al minimo, la sua linea morbida e lievemente sovrappeso esibita con innata eleganza, il suo sguardo severo e freddo ma magnetico ed una voce sinuosa e trascinante ma penalizzata dalla pessima acustica del locale. Insomma ... è quel tipo di pheega vagamente intellettual chic che mi acchiappa particolarmente e quindi le perdono la presenza scenica e dinamismo da panettone spartitraffico e quell'aria spaesata tipica di colei che è stata erroneamente teletrasportata da Scottie sul palco della "Salumeria".

Intanto l'atmosfera all'interno del locale comincia progressivamente ad assumere i sulfurei connotati di quella di Venere per valori di temperatura crescenti e composizione chimica incompatibili con la vita. Mentre l'interminabile "Druganaut" (estenuante, cazzo) mi tortura ben oltre la mia pur ragguardevole capienza scrotale, immagino nubi di umori antropogeni condensati  pronti ad abbattersi sotto forma di pioggia acida su di me.  Quando ci approssimiamo all'uscita il mio stato di decomposizione è avanzato e colgo i prodromi di un attacco di vene varicose. Due ore in piedi per un vecchiaccio come me che si siede anche per pisciare non sono uno scherzo.


Per i più curiosi ecco la scaletta:

     
Wilderness Heart
Evil Ways
Let Spirits Ride
Wucan
Tyrants
Buried By The Blues
Radiant Hearts
Angel
Old fangs
Roller Coaster
Stormy High
Don't Run Our Hearts Around
Encore The Hair Song
Queens Will Play
Druganaut

Uh ... ma ve l'avevo già detto che sarei andato??

Carico i commenti... con calma