E venne il giorno.
Davvero così si potrebbe sentenziare, vista la pazienza infinita che ha dovuto avere il pubblico italiano per assistere finalmente a questo tour dei Black Sabbath. Reunion partita male, malissimo, con Bill Ward che, come al solito, avrebbe dovuto essere della partita ma che si è poi puntualmente tirato indietro, Tony Iommi con un tumore ed il tutto mentre si tentava di ultimare questo benedetto album, "13", pubblicato lo scorso anno alla fine senza troppi clamori. Se la cancellazione della loro partecipazione al Gods of Metal 2012 era scontata, francamente i motivi dell'annullamento della data dello scorso dicembre a Milano non li ha ancora capiti nessuno e siamo ancora qui a chiederci che cavolo siano questi non meglio specificati "problemi logistici".
Alla fine, come si diceva prima, ce l'abbiamo finalmente fatta e anche l'Italia è finalmente apparsa tra le tante mete del tour mondiale dei quattro di Birmingham. Tournée sicuramente lunga e faticosa, di sicuro non facile, conoscendo soprattutto le condizioni di salute del buon Iommi ma trovare a fine serata qualcuno rimasto deluso dall'esibizione degli inglesi è stato praticamente impossibile. L'Unipol Arena, nonostante le due cancellazioni consecutive, è strapiena, il pubblico c'è, si va dai ragazzi di vent'anni ai loro primi concerti ad hippy di sessanta e passa, gente che i vari "Master of Reality" e "Vol. 4" se li è comprati in vinile quando aveva sedici anni. E fare pure caldo, a dirla tutta, ma va anche detto che i vari effluvi "cannabinoidi" presenti nell'aria contribuiscono a creare un clima da happening mica male.
Per l'occasione ad aprire la data ci sono Reignwolf e Black Label Society: piacevoli, per carità, ma se dopo di te suona la Storia del Rock è abbastanza difficile impressionare più di tanto, così come, va detto, se non fosse stato per due signori, ovvero Tony Iommi e Randy Rhoads, con ogni probabilità adesso il caro Zakk Wylde starebbe facendo l'impiegato in qualche ameno ufficio postale del Kansas. Palco enorme e megaschermi sono una salvezza, anche perché, con una tale bolgia, pretendere di vedere qualcosa di quel che succede sul palco è pressocché impossibile.
Le sirene di "War Pigs" danno l'inizio alle danze: più che davanti a dei musicisti sembra di essere davanti a dei fossili. Geezer Butler scandisce il ritmo in maniera impeccabile, oggi come trenta e quaranta anni fa, Iommi è il riff heavy metal in persona e Ozzy, nonostante gli eccessi e gli acciacchi, regge davvero bene, sia a livello di voce che come presenza scenica. Lo scongeleranno appositamente per i tour, per il resto del tempo starà preservato in un blocco di granito, come Han Solo. Immagini "sulfuree" accompagnano le note che escono dalla montagna di amplificatori, con "Under the Sun" che fa da colonna sonora ad amori lesbo di seducenti suorine e ai deliri di preti posseduti. "Into the Void" ha sempre quel che di psichedelico, mentre "Snowblind" (una canzone su "cose che ormai non facciamo più"... c'è da credergli?) è il solito macigno.
Iommi sciorina l'a-b-c del rock duro come se niente fosse, con l'aplomb di un lord inglese. Vestito con una lunga giacca di pelle ma comunque un lord inglese. Tommy Clufetos, per chi stesse ancora dietro alla diatriba sui mille (francamente troppi) batteristi dei Black Sabbath, si conferma picchiatore di gran classe, quasi un giovane Bill Ward, ben calato nel suono del gruppo e non a caso da anni anche alla corte dell'Ozzy solista. Si passa da una "Black Sabbath" (brividi..) ad una "Iron Man", con il pubblico bolognese, venuto in realtà un po' da tutta Italia, completamente preda delle follie dei quattro inglesi. I più attenti avranno notato che, purtroppo, la scaletta italiana è ridotta rispetto a quella della prima parte del tour, ma considerando anche le non facili condizioni in cui si è svolto, sarebbe assurdo lamentarsi. A tal proposito si è preferito lasciare fuori quache brano dell'ultimo "13", qui rappresentato dal solo singolo "God is Dead?", piuttosto che tagliare troppo i vecchi classici: scelta saggia, alla fine. Il gran finale è affidato, come da tradizione, a "Children of the Grave" e "Paranoid", lasciando a tutti i presenti la sensazione di aver partecipato davvero ad un evento.
Il futuro? Non è dato saperlo. Ozzy si è dichiarato possibilista su un nuovo album, Iommi, da sempre più pragmatico, per prima cosa ha fatto notare che dopo i concerti estivi il gruppo non ha impegni in calendario e che la priorità torneranno ad essere le sue condizioni di salute. Scioglimento? L'ipotesi è stata ventilata ma francamente se ne era parlato anche quindici anni fa e i Sabs alla fine sono ancora qui, certo è che le possibilità di assistere ad eventi del genere con il tempo saranno sempre di meno. Godiamoceli finché ci sono, come diceva qualcuno, "del domani non v'è certezza". Immortali e serata memorabile.
Ozzy Osbourne, voceTony Iommi, chitarreGeezer Butler, bassoTommy Clufetos, batteria
War PigsInto the VoidUnder the Sun/Every Day Comes and GoesSnowblindBlack SabbathBehind the Wall of SleepNIBFairies Wear BootsRat Salad / Drum SoloIron ManGod Is Dead?Children of the GraveParanoid
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