Per quanto luminoso possa essere il passato, ricorrere alla nostalgia per vincere le storture del presente non é mai la migliore delle idee.
Pensateci: combattereste mai con arco e frecce contro un nemico armato di bombe termonucleari? Probabilmente no.
I blink-182, invece, si presentano al più chiacchierato dei loro appuntamenti discografici equipaggiati di nient'altro che fionda e cerbottana.
E come potrebbe essere diversamente?
"Non mi importa di arrivare in orario", cantavano in "Time" ("Flyswatter"-1993), figurarsi cosa importi loro di essere connessi al presente.
Nelle puntate precedenti: é il giugno del 2021 quando la notizia di un linfoma al quarto stadio diagnosticato a Mark Hoppus scuote l'intero ambiente corporate punk, e da allora non trascorrerà molto tempo prima che Tom De Longe accorra al suo capezzale, ritrovandosi assieme a Travis Barker ad occupare la stessa stanza tutti e tre insieme per la prima volta nel giro di nove anni.
Quando nel febbraio del 2022 gli Angels & Airwaves annunciano la cancellazione del tour europeo, é chiaro a tutti ciò che sta per succedere: De Longe é di nuovo dentro.
Entusiasmo e commozione da una parte, una dose generosa di più che comprensibile scetticismo dall'altra. In mezzo il benservito a Matt Skiba, peso massimo del punk-rock a stelle e strisce completamente mortificato durante la sua parentesi da 'blinker'.
Tutto é bene quel che finisce bene?
Vai a capire...
Perché "One More Time" é un disco che reclama l'energia frustrata di una band troppo assorbita dalla propria mitologia per innovare la formula che ha contribuito a creare.
Mancano un mood composito, un filo conduttore, una logica. Più che un album, sembra un greatest hits: lungo tutta la tracklist, la parte più profonda è meno profonda del tanto vituperato "Nine" ed i brani più superficiali sembrano stranamente al di sotto delle capacità di De Longe e soci.
É davvero complicato parlare di un lavoro tanto sconnesso e gonfio, incomprensibilmente pieno di sé pur non avendo grosse cose da dire.
Sarebbe più semplice parlare della spassosa "Dance With Me" senza dover passare per una noiosa battuta sulla masturbazione.
Sarebbe onesto, probabilmente, parlare di "Blink Wave" come di una eredità della precedente formazione.
Sarebbe più semplice sorvolare sulla banalità di "Edging" se non fosse per il testo imbarazzante
"Sono un ragazzino punk-rocker
Arrivo dall'inferno con una maledizione
Che lei ha provato a sconfiggere pregando
Ma io l'ho scopata in chiesa"
"Turni This Off!" sembra più una supplica che non una provocazione, con un De Longe confuso circa la cancel culture
"Se sei offeso da queste parole, per favore, vaffanculo!"
Alla fine dei 17 brani, il trio losangelino sembra esausto, come logorato da una rincorsa sgraziata verso la narrazione a tutti i costi di sé stesso, anziché guidato da una genuina curiosità compositiva.
I blink-182 vogliono trovare la vita eterna in uno stato di regressione permanente.
È piuttosto divertente, finché dura...
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