Ma guardate, come tanti lavori della "trance californiana" di fine anni '80, qui succede che anche questo ellepì risulta unico ma da tutti i lati: dall' idea, dall' approccio, dalla musica fatta di armonia e rumore, dalla grafica, da quel scomparire subito dopo essere apparsi, da quel disturbante albero di Natale sul retrocopertina...
Questo è uno dei pochi dischi che sento regolarmente da più di trent'anni, almeno un paio di volte al mese. Ed ogni volta mi gasa, mi carica, assolve sia alla parte bassa che a quella alta, è immediato, è spudorato, mi fa sentire giovane...
Alla fine ti prende in contropiede con quel pezzo industrial-rumoristico-mattoide che è "Right Now, Right Out", e la disintegrazione è servita: picchiano cristallini, austeri e gaudenti con un martello di carne dopo che si erano preparati brillantemente con gli altri pezzi ad illustrare un percorso fatto di distorsioni, esplosioni, sdrucinazioni, accelerazioni che esplicano un primo lato creando un suono underground splendente, aprendosi al mondo con scorticate di luce che catarinfrangono la cantina e sdoganano quell' idea che una sorta di musica di nicchia debba essere necessariamente sofferta. Qui no, qui troviamo una ferocia impersonale che non crea dualismo, lo scontro sonoro è fraternamente liberato dalla competizione: ci schiantiamo tutti insieme per aggiungere un rumore primordiale alla performance. L' impunita faccia tosta dell' ensemble spinge all' ingarellamento.
I ragazzi sono in forma, dal riscaldamento con i Blue Daisies di "Wilth" Jeffrey Poe & Nicolas Greene esportano l' immediatezza, le percussioni irrefrenabili di Biff Sanders (real drums), che te lo dico a fare, amalgamano il misfatto, la stadium-guitar di Jon Lyon fa decollare tutto il baraccone. L' euforia scatenata è irresistibile, impuniti artistoidi-asteroidi eclettici che invece di avere una crisi di depressione del non "esser compresi" ti fanno un gavettone.
Stampato per la Motiv Communications (Fourwaycross, Steaming Coils, Ethyl Meatplow) di Los Angeles nel 1987 nelle solite "poche" copie, modernissima la copertina che conferma gli attributi del gruppo che risolve, con l' immediatezza di un sound mai scontato, elucubrazioni fini a se stesse con un ghigno sprezzante cavalcando un onda profana su una tavola da surf fatta di sfacciataggine.
Si propongono cerebralmente compatti ma con una velocità assurda che disintegra i pensieri e inaugura un nuovo tipo di party sonoro dove anche il cervello ha bisogno di muscoli per supportare l' arrivo di un Nirvana concitato. Il Salto è senza rete e la precipitazione stappa via il cerume che ci isolava ovattandoci.
L' insolente sveglia trance-noise è cruenta e l' adrenalina musicale funge da amuleto per non cadere nella dannazione della droga definitiva: vade retro Adenocrome! Ci basta la rivisitazione del pezzo dei Leather Nun "Can you feel It", il primo della seconda facciata, per una somma e pulita esaltazione: alzate il volume, alzate, alzate.
E nella ristampa in CD del 2012 una lacrimuccia fa capolino quando Nick e Jeffrey, nel libretto, raccontano la nascita del progetto, la realizzazione, i riscontri positivi nella scena indie, l' oblio di 25 anni, la riesumazione e i sereni e malinconici ricordi di amici: io adesso faccio questo, lui fa quello, l' altro fa quell' altro, di Jon (quello della stadium-guitar) nessuna notizia: "No one knows what happened to Jon..."
E la "Last song" del disco materializza un minimalismo di un sound potentissimo quando la puntina del giradischi incantandosi rimbalza continuamente sull' ultimo solco creando un effetto meccanico di "eterno non ritorno" del braccetto, innescando un irriverente riverbero.
Forever Blissed, Escapism Is Now è inciso sul vinile...
Passano gli anni "ragazzi", passano, ma so che, anche grazie ai Blissed, avremo vent'anni per sempre...
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