E' la generazione Trainspotting, quella che non vedeva un futuro roseo (del resto, "chi ha bisogno di ragioni quando hai l'eroina?" -Cit.-).

Gli Oasis e i Blur dominarono le classifiche, ma come al solito i media hanno reso l'arte in mera sfida commerciale. I Blur vennero visti come gente borghese che suonava pop ruffiano per altri borghesi. I più rocheggianti Oasis invece vennero subito divinizzati, dal pubblico e dalla critica.

Oggi, 2017, più di vent'anni dopo, le cose sono un pochino cambiate. Liam Gallagher è diventato la caricatura di sè stesso facendo il Pino Scotto di Twitter, sputtanando il povero Noel, che invece sta avendo un buon successo con un interessante side project. I blur due anni fa hanno cacciato fuori un album di alta qualità e la carriera solista di Damon Albarn ha dato i suoi frutti con i Gorillaz, i Good, The Bad and The Queen e il recente Everyday Robots.

Parklife oggi può essere il vero emblema del Britpop con Different Class e Morning Glory. Un album che ironizza su quella generazione di scoppiati, gente media, senza "charme", la middle class ironicamente raccontata da un gruppetto non proprio sobrio, tant'è vero che anche i componenti del gruppo ne hanno passate di cotte e di crude, dalle dipendenze ai periodi di poca visibilità.

Parklife è un album che va ricordato, anche se ci sono già un paio di recensioni, ma più se ne parla, meglio è. In apertura la strafamosa Girls and Boys preannuncia un grande viaggio pop con molti rimandi ai Kinks, Beatles e Stone Roses. Ne esce però un lavoro con un sound maturo e personale dato dall'ottimo utilizzo degli strumenti ed un'energia e positività più leggera forse di quei gruppi più seriosi del periodo.

Che dire: mi fa piacere ricordare questa pietra miliare degli anni '90 ed una band con i controcoglioni. Alla prossima!

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