Odio et amo
Questa potrebbe essere la frase che introduce a una biografia dei Blur. Penso che sia il gruppo più controverso degli ultimi 15 anni.
Partiti da timida imitazione degli Stone Roses, già dal 2° album iniziano a personalizzare lo stile, ripescando dalla tradizione pop inglese di gruppi quali i Beatles e gli Who. Quest’album viene definito il punto d’inizio del brit-pop, che riporterà di nuovo il rock inglese in cima alle classifiche. Ma ben presto ci sarà un nuovo cambiamento per la band: dopo l’insuccesso di critica di “The Great Escape” e la sconfitta nella guerra a chi vendeva di più con gli Oasis, decisero di approcciarsi al low-fi americano con l’album omonimo e 13.
Io di solito non amo i Best of ma per questo devo fare un eccezione. Infatti credo che della prima parte della carriera di Albarn e soci (quella brit-pop) siano da salvare solo le canzoni contenute in questo cd. Le suddette canzoni sono carine ma nulla di speciale o di particolarmente innovativo, in quanto si limitano a copiare i Kinks, i Beatles, Bowie e gli Who per creare canzoni di facile presa commerciale. Inoltre questo best of è ben fatto, con 18 canzoni tra le più famose del gruppo.
Ma iniziamo con i brani: il cd inizia con Beetlebum, ballata malinconica che ricorda in alcuni passaggi Lennon. Segue il punk-rock di soli 2 minuti di Song 2, contenente il celeberrimo “whoo-whoo” (da vedere il video). La canzone dopo, There's No Other Way, appartiene al loro primo album. E’ molto vivace e ballabile (sembra quasi un boogie) è sarà quella che li porterà al successo nel 1989.
Dopo questi 3 brani molto buoni, ecco che mi cadono con The Universal (The Great Escape). La canzone è una ballatona stucchevole e auto-celebrativa, a mio parere a dir poco orribile. Coffee & Tv (13) è un parziale ritorno agli schemi di Parklife, mentre la canzone successiva, omonima all’album appena citato, è molto divertente e scanzonata (simpatici i coretti che a ogni fine strofa ripetono “Parklife”). End Of A Century è una semi-ballata (non saprei come definirla altrimenti) e in No Distance Left To Run la voce soffusa di Albarn crea un atmosfera che mi ricorda una persona sull’orlo di un burrone. Tender è una canzone stupenda: miscuglio di gospel (i cori) e musica country. Segue Girls And Boys, e qui bisogna aprire una parentesi. Penso che tutti voi ricordiate la versione originale della canzone, con il coretto Oh-oh-oh-ohoh ricorrente lungo tutta la canzone: qui invece viene eliminato (tranne in due occasione) mentre l’eccessivo ritmo da disco originale viene in qualche modo ridimensionato, rendendo la canzone molto, molto bella.
La prima volta che sentii Charmless Man pensai: “Mischia! E’ la canzone della pubblicità” (è stata il portafortuna per me e i miei amici durante i mondiali, e tutti sappiamo come è andata a finire). Canzone bella, a differenza della seguente She’s So High che, seppur abbia una melodia avvolgente, dopo la quinta volta che ripete la stessa frase ti farebbe venir voglia di esclamare: “Cazzo, ho capito che è così grande, ma stai iniziando a scatafasciare le p…e”. Country House è accettabile, ma niente di che. To The End ha un sottofondo orchestrale e On Your Own, con quei riff distorti, risulta una delle canzoni che preferisco dei Blur. This Is A Low è una canzone onorevole, come anche For Tomorrow (unico brano tratto da Modern Life Is Rubbish). Il brano risulta davvero molto accattivante e alla fine ti ritrovi a canticchiarlo durante l’ora di latino. Music Is My Radar è l’unico inedito: il brano, elettronico, è abbastanza singolare nella discografia dei Blur.
Ho finito. Adesso voglio solo scusarmi se è venuta troppo lunga ma mi è stato rinfacciato di essere poco accurato nelle rece, e questo è il risultato.
THE END
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