"The Work which Transforms God", il lavoro che trasforma Dio. Non solo Dio, ma anche la concezione che abbiamo di "musica". Questo lavoro dei Blut aus Nord, celeberrimi blackster (anche se, a mio avviso, questa definizione è alquanto limitante per ciò che propongono) della estremamente prolifica e interessante scena Black Metal francese (il nome Deathspell Omega dice nulla?), è un ammasso di sonorità, ritmi e idee che sembrano totalmente sconnesse, un album in cui vige l'assoluta eterogeneità: vi si trovano tracce che richiamano il Doom Metal (Metamorphosis), altre che si rifanno al Black più duro e rozzo, altre Ambient (un esempio è l'intro "End"), altre ancora dalle forti tinte Depressive Black ("Axis", sebbene vi siano presenti dei momenti più propriamente Black).

Ritengo inutile soffermarsi su aspetti tecnici dell'album, perchè "The Work which Transforms God" non vive di tecnica, vive di atmosfere, di sensazioni, emozioni e dei brividi e dell'ansia che riesce a suscitare. Ho detto, poco più sopra, che le idee presenti in quest'album "sembrano" totalmente sconnesse. Ho usato quel verbo perchè, a mio modo di vedere, quello che i transalpini hanno voluto fare è un processo di, potremmo chiamarla, "destrutturazione della forma-canzone", esperimento provato anche altre volte e anche da altri musicisti (il primo esempio che mi viene in mente, il più recente, è "A Umbra Omega" dei norvegesi Dødheimsgard (di cui ho anche scritto una recensione qui su Debaser, se siete interessati). La differenza tra "The Work which Tranforms God" e "A Umbra Omega" è che questa destrutturazione, nel caso dei norvegesi, avviene all'interno delle singole canzoni, mantenendo, però, una coerenza strutturale all'interno dell'intero album; i Blut aus Nord, invece, privano di una struttura l'intero album, rendendolo un amalgama incoerente e sconclusionato (come ho visto definirlo in molte recensioni che ho letto, che si sono soffermate solo alla superficie di quest'opera, secondo me) solo in apparenza, poichè in realtà è coerentemente incoerente (perdonatemi, ma io adoro gli ossimori). E, a mio avviso, risulta evidente tutto ciò dalla traccia incipitaria, chiamata "End", fine, un titolo che invita a guardare, o meglio, ascoltare l'album da un punto di vista diverso dal solito: qui non si inizia dall'inizio ma dalla fine.

Ovviamente, questa è solo la mia modesta opinione, che potrebbe essere tanto errata e campata per aria quanto con un fondo di verità: questo, solo i Blut aus Nord possono dirlo. In conclusione, non mi resta che invitarvi, nel caso in cui non lo abbiate ancora fatto, ad ascoltare questo che è una vera perla della musica estrema non solo francese ma mondiale.

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