La sera del 17 maggio 1966, a Manchester, una folla numerosa stava prendendo posto al Free Trade Hall, teatro storico della città inglese, per assistere al concerto di un giovane musicista americano, che stava per concludere il suo ennesimo tour europeo nelle maggiori città del continente. Il pubblico si accomoda, si spengono le luci, e sul palco spunta un ragazzo magro, minuto, con giacca e camicia abbottonata al colletto, dai folti capelli arricciati e spettinati che si trascina dietro a sè una chitarra acustica scolorita ed usurata dal tempo; la folla lo accoglie con un grande applauso e lui, forse intimidito o disinteressato (conoscendo il tipo forse di più la seconda) fa un piccolo cenno con la mano ricambiando il saluto.

Questo musicista era Bob Dylan, il "menestrello" di Duluth, Minnesota, che si apprestava a fare uno dei suoi concerti più memorabili, passato alla storia come il "The Royal Albert Hall" Concert, in modo errato ovviamente, a causa di un errore nell'attribuzione al luogo dello spettacolo dato dai fans che nel corso degli anni si passavano il bootleg dell'evento. Nato da una famiglia piccolo borghese di immigrati polacchi, il giovane Robert Allen Zimmerman è cresciuto nel freddo Minnesota, luogo tranquillo, lontano dai riflettori e dalle grandi metropoli piene di vita che fin da piccolo sognava. Dopo gli studi nelle Twin Cities scappò da casa in cerca di fortuna, deciso a far visita al suo idolo musicale di sempre, il folksinger Woody Guthrie, da tempo malato di un male incurabile. Dopo aver girato per gli States come un ramingo arrivò a New York, dove nei locali del Greenwich Village si fece conoscere ed apprezzare, suonando ogni sera per pochi cent o per un pasto caldo, facendosi ospitare da amici o conoscenti, sognando un giorno di poter diventare famoso e ricco. La fortuna era dalla sua parte e dopo aver firmato un contratto con la Columbia pubblicò i primi dischi, dove le sue canzoni folk di protesta divennero in breve tempo inni per i giovani americani, e la sua fama crebbe a dismisura, portandolo a fare numerosi concerti prima negli Stati Uniti, poi nel resto del mondo. Nel 1966 Dylan, appena venticinquenne ma con sei album all'attivo, era già una celebrità in tutto il mondo, grazie a canzoni come "Blowin' in the Wind" o "The Times they are a-Changin", veri inni di protesta verso i potenti, le discriminazioni razziali, le guerre ed i politici corrotti che mandavano a morire tanti giovani in guerre ingiuste.

La prima parte del concerto era acustica, e vedeva Dylan suonare seduto su uno sgabello, solo lui con la chitarra e la sua inseparabile armonica, trasportando il pubblico entusiasta con varie canzoni eseguite in modo scarno, semplice, ma con una profondità intensa ed una sicurezza impressionante. La prima canzone è "She Belongs to Me", tratta dal grande album del '65 "Bringin' it all Back Home", se vogliamo il disco della "svolta elettrica" del cantautore americano, e da subito la sua esecuzione rapisce i presenti. A seguire "Fourth Time Around", brano che quando uscì fece irritare e non poco John Lennon, vista la somiglianza alla sua "Norwegian Wood" contenuta nel disco "Rubber Soul" dei Beatles. In effetti sia per contenuto che per musicalità le due canzoni sono molto simili, ma non si seppe mai chi fu ad influenzare l'altro. Stupenda la lunga e poetica "Visions of Johanna", brano lungo e surreale, dove c'è la contrapposizione di due donne distinte, Louise, più carnale e viziosa, e Johanna, eletta da Dylan come simbolo di purezza assoluta. I testi di Dylan, specialmente nei brani degli ultimi album, erano caratterizzati da temi surreali e visionari, anche grazie all'uso di anfetamine ed alla sua amicizia con poeti e scrittori beat come Allen Ginsberg, che influenzarono molto il suo modo di pensare e di scrivere in quel periodo.

Dolce e delicata è la successiva "Desolation Row", uno dei grandi capolavori del menestrello, suonata con un trasporto eccezionale, che si conclude con una standing ovation del pubblico in sala. "Just Like a Woman" e "Mr Tambourine Man" concludono la prima parte del concerto; Dylan si alza, ringrazia e si ritira dietro le quinte per qualche minuto. Grande stupore tra i presenti è vederlo tornare sul palco con una chitarra elettrica in mano e seguito da una band al completo; chi si stupisce, chi si vergogna e si arrabbia, gridando al tradimento. Com'è possibile che il loro idolo osi suonare come i gruppi del rock 'n roll elettrici? Dov'è finito il folksinger che loro amano e che hanno ascoltato fino ad allora? Infatti dopo alcuni brani, Dylan e la sua band (i The Hawks, che passeranno alla storia oltre che per aver accompagnato Dylan nei suoi concerti per tanti anni, anche per la loro gloriosa carriera solista come i "The Band") furono attaccati dal pubblico presente con urla di disapprovazione e fischi. Un uomo in sala diede del "Giuda" al cantautore, un altro urlò che non sarebbe mai più andato a vedere un suo concerto; Dylan rispose seccato "non ci credo!", si girò verso il suo gruppo e urlò "play it fuckin' loud!!" attaccando in modo deciso "Like a Rolling Stone", la cui decisa ed energica esecuzione comunque calmò il pubblico.

Dylan era abituato a situazioni simili, infatti già al festival di Newport dell'anno precedente si era presentato sul palco con una strumentazione elettrica e la reazione del pubblico fu furibonda. Alcuni mesi dopo il concerto a Manchester, ebbe un incidente in motocicletta che gli causò un danno alle vertebre cervicali; l'incidente, meno grave comunque di quanto riportato dalla stampa internazionale, fu l'occasione per il cantautore di togliersi dalle scene per un lungo periodo, ritirandosi con la moglie ed i figli piccoli nella loro tenuta di Woodstock. Dylan era stufo della pressione mediatica, dei concerti in giro per il mondo e della vita forsennata che lo stava divorando e si dedicò a tempo pieno alla famiglia ed alla pittura, godendosi un po' di meritato riposo e ponendo fine alla prima fase della sua carriera, che riprese nei primi anni settanta. 

Dylan non è mai stato un grande strumentista, né ha mai avuto una voce bella, ma la sua opera ha comunque affascinato nel corso degli anni un pubblico fedele e numeroso, influenzando le opere di molti e prestigiosi artisti, grazie soprattutto ad una straordinaria capacità di scrittura e ad un carisma enorme che ha fatto innamorare delle sue canzoni tante persone. Questo live, soprattutto la parte acustica, mette in evidenza come forse nessun altro album le innate capacità di questo artista eclettico e raffinato, facendolo entrare di diritto nella storia del rock.

 

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