Vedendo in questi giorni, su YouTube, il film documentario "Eat the document" (durata solo 52 minuti), mi è sorta spontanea la domanda : ma Bob Dylan, nel lontano 1966, era consapevole di certi suoi limiti artistici e tecnici? Che ci fa uno come lui in veste di regista di una pellicola come la suddetta? Può una rockstar, come lui era già allora, sentirsi così sicuro da oltrepassare il naturale senso del limite, sorta di novello capitan Achab alla ricerca di una balena bianca come Moby Dick ben descritta nel capolavoro letterario di Melville?

Domande toste, direte, ma date certe premesse non ci si può non porre alcuni interrogativi. E quindi considerate che, nella primavera del 1966, Dylan (menestrello affermato delle giovani generazioni degli anni '60) era impegnato in una serie di concerti in Irlanda e Inghilterra. Il concorso di pubblico era ampio e non tutti apprezzavano la svolta elettrica rock di Bob. Il regista Pennebaker, al seguito del solista americano accompagnato dal gruppo The Hawks (poi diventerà The Band) filma gli eventi di quelle settimane, come commissionato dal network ABC. Poi, però, il montaggio della pellicola viene effettuato da Dylan stesso (reduce da un incidente motociclistico nel luglio 1966) e qui iniziano i guai. Il motivo è legato intanto al risentimento provato da Pennebaker per essere stato esautorato dall'esecuzione del suo lavoro da un grande musicista (ciò è indiscutibile) come Bob per niente competente in materia di cinema. Addirittura Pennebaker dirà più o meno che "se inventarsi cineasti non è come imparare a posteggiare l'auto in garage, poiché occorre conoscere bene le regole, Dylan non ha le opportune competenze tecniche in materia". E a pensarla così sono anche i direttori del network ABC che, visionato quanto filmato, pensano bene di non trasmetterlo per l'evidente scarso valore artistico e tecnico (a motivo di un montaggio finale a dir poco confuso). Dovranno passare alcuni anni e solo nel 1972 "Eat the document" verrà proiettato pubblicamente negli Stati Uniti.

Oggi, a rivedere su YouTube il documentario, si resta certo colpiti da un certo dilettantismo tecnico della pellicola. Per quanto tutto si ispiri allo stile del cinema verità, permane l'impressione di un lavoro abborracciato, buttato lì senza molta convinzione. Può rivestire un valore storico vedere Dylan in viaggio in treno fra Irlanda e Inghilterra, mentre osserva dal finestrino alcune pecore che pascolano, oppure assiste alla sfilata di una banda militare scozzese che intona qualche marcia militare. Ma, quando si passa ai momenti dei concerti di Dylan impegnato con la Band ad eseguire brani del suo repertorio (come "Ballad of a thin man" , "Tell me Momma", "I don't believe you", "One too many mornings "), le riprese sono incomplete e addirittura, in un passaggio, l'audio è inesistente (ohibò!).

Qua e là vi sono riprese più interessanti, pur restando brevi, in cui uno spettatore a Manchester grida "Giuda!" verso il folksinger americano, che in un altro momento duetta al pianoforte con Johnny Cash eseguendo "I still miss someone", oppure inizia a comporre qualcosa insieme a Robbie Robertson in una stanza d'hotel. C'è anche una chiacchierata fra Bob e John Lennon a bordo di una limousine, dalle parti di Londra, in cui appare chiaro come i due siano un po' sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Ma sono solo brevi accenni su momenti irripetibili di quel frangente storico che, opportunamente elaborati da un vero regista come Pennebaker, sarebbero stati meglio dispiegati nell'ambito di un film degno di questo nome.

Cosa resta dunque di un'opera come "Eat the document"? Solo una specie di graffito sonoro e filmico che testimonia confusamente momenti storici nella carriera di Robert Zimmerman in arte Bob Dylan. Musicista essenziale nello sviluppo non solo del rock, ma anche della musica moderna del secondo Novecento. Sinceramente però non proprio consapevole dei suoi limiti, perché non ci si può improvvisare registi cinematografici.

Almeno, dopo un'esperienza così negativa, il caro Bob farà comunque tesoro della lezione e qualche anno dopo, con il lungometraggio "Renaldo and Clara" uscito nel 1978, non risulterà così approssimativo.

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