Secondo episodio della non esaltante trilogia cristiana di Dylan, "Saved" galleggia fra il male arrangiato e il superfluo, ma c’è anche qualcosa da salvare.

I due brani di apertura, "A Satisfied Mind" e "Saved" non colpiscono particolarmente. I lenti "Convenant Woman" e "What Can I Do For You" sono già meglio, con un affascinante solo di armonica sul finale del secondo. "Solid Rock" è trascinante ma il testo è irritante per chi non legge nella fede tutto quello che il Dylan Predicatore canta. Il gospel "Pressing On" lascia il tempo che trova. Vertice del disco è senz’altro l’evangelica "In the Garden", spesso sfruttata dal vivo con ottimi risultati. Un disco fino a quel punto non esaltante trova uno slancio vero e proprio con questa affascinante ballata. Bella, ma studiata un po' frettolosamente "Saving Grace". "Are You Ready" non convince.

Insomma, l’album è un po’ fiacco nonostante il rock blues elettrico dominante. I testi religiosi, così poetici su “Slow Train Coming”, risultano privi di mordente, a volte stucchevoli: “Nation are angry, cursed are some, people are expecting a false peace to come”; “I’ve been saved by the blood of the lamb, I’m so glad, I want to thank you, Lord!”.
Dylan sembra aver preso la china discendente, e bisognerà aspettare ancora per un buon album: il successivo “Shot of Love” sarà soltanto un po’ peggio.

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