1981, la musica sta cambiando, specialmente il "vecchio" rock sembra quasi essere soffocato da nuove "avanguardie rock" come la New Wave e l'Heavy metal, agli opposti, che scalano classifiche e convincono folle di fans. Dylan, dà un colpo di coda alla sua vecchia musica che aveva già visto due epocali cambiamenti di pelle, dal folk degli esordi al successivo rock-blues con cui aveva poste le basi per un genere di artista rock a cui in tantissimi si sarebbero ispirati. Questo Shot of Love chiude la trilogia "cristiana", dopo Slow train coming (1979) e Saved (1980); dei tre album viene considerato il più debole ed è proprio questo il punto su cui penso di suscitare non poche polemiche, perchè, in controtendenza rispetto a tante autorevoli opinioni, credo che invece questo album, sia dei tre, il più ispirato e chi scrive, ritiene Slow train coming e Saved (il primo mezzo gradino sopra il secondo) due ottimi album, "mezzi capolavori "diceva un mio caro amico quando non voleva spendere con troppa leggerezza la parola (pesante) capolavoro. Una delle ragioni per cui il disco è stato bistrattato è il fatto che il colpo di coda alla vecchia musica di cui parlavo sopra porta l'artista nel terreno del pop, dopo il Gospel che aveva condito il rock dei primi due capitoli della triade cristiana, ora è la volta che il rock dylaniano si "sporchi"di pop, ma lasciando molto viva la bellezza assoluta delle composizioni contenute in questo lavoro, anzi più in risalto rispetto alla"forzatura" gospel dei precedenti lavori. Shot of Love, apre il disco, ed è una canzone "perfetta", dominata da un equiibrio musicale incredibile, rock su una ritmica quasi reggae con i cori gospel che ricordano la provenienza dal precedente repertorio: reputo questo pezzo un gioello di composizione. Segue un altro pezzo incredibilmente innovativo, Heart of mine, dopo tanti anni un pezzo d'amore, gli ultimi molto cupi li abbiamo sentiti nel vecchio (1975) Blood on the tracks: siamo nel campo del pop più puro con un sapore quasi funky; Dylan ospita due grandi musicisti, amici, Ringo Starr e Ronnie Wood. Altro capolavoro è Lenny Bruce, dedicata ad un comico ebreo che ottenne nei primi anni 60 un certo successo in America, ma fu anche molto avversato per il turpiloquio che spesso usava nei suoi spettacoli e che in quegli anni era assai fuorilegge:il pezzo è un delicato blues-gospel pianistico, frutto come ammesso dallo stesso Dylan, di una fugace improvvisa ispirazione ed inciso in presa diretta. Reggae puro e Blues sanguigno sentiamo rispettivamente in Dead man, dead man e Trouble, due brani di ottima fattura che accompagnano alla conclusiva Every grain of sand, a parere mio una delle canzoni più belle di Dylan, un inno liturgico, una preghiera pop, sui cui accordi sono stati composti innumerevoli pezzi negli anni successivi.

A chi consiglio questo disco ? A tutti coloro che pensano di essere grandi conoscitori di Dylan, ma questo gioiello non lo hanno mai sentito o se lo hanno fatto gli hanno dedicato un ascolto superficiale.

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