Grande annata quella del 1976! Fu l'anno di Hejira di Joni Mitchell, di Songs in Key of Life di Stevie Wonder, di Frampton Comes Alive e di Black and Blue. Poi ci fu Hotel California degli Eagles e dalle parti della West Coast qualcosa iniziò a cambiare. Con loro "il rock dell'America di fine decennio toccò il punto più basso della sua storia" almeno a detta di qualcuno molto influente. E' un punto di vista che non condivido, ma riconosco che quell'anno e quel disco furono sicuramente uno spartiacque. In molti cercarono (e trovarono) una evoluzione del rock, fatto di contaminazioni e di successo di pubblico, altri vollero rimanere nel grembo di un genere che ancora voleva tenere unita la grande famiglia del rock più classico, quello in continuità con il rock&roll e il country. Sincero e sanguigno Bob Seger fece questo, e lo fece bene. Erano rimasti in pochi a fregarsene di tutto il resto, pochi e veri. E questo è il senso del disco: ribadire che il rock può andare avanti senza orpelli e merletti, con una voce dura, ma suadente e con chitarre elettriche ben affilate. Si può affrontare il mondo così! Bravo Bob, d'altronde se non ci foste stati tu Bruce e Tom sarebbe finito tutto, e non sappiamo come!
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