Esiste un album che molti vorrebbero portare con sé in una isola deserta, ovviamente insieme ad una copia in carne e non sbiadita di Bo Derek. Nella copertina di quell’album un Alain Delon giovanissimo e irriconoscibile, con una immagine tratta dal film “ Il Ribelle di Algeri “ fissava il vuoto, e distante dal mondo e dal conflitto mostrava un inerziale distacco da tutto.

Ed in quel disco stupendo che ha convertito lo spleen adolescenziale in ricerca emotiva, che ha colorato di settembre i pomeriggi uggiosi di rockers, wavers e post punk di mezzo mondo, tra quegli indimenticabili pizzicotti ad occhi aperti di John Marr, all’improvviso balenava quel potente uppercut di Morrissey, il Suo J’accuse diretto e incendiario; Sua Maestà regrediva in Her very Lowness e la stessa monarchia con il suo dress code genetico ed esclusivo era quanto di più distante dal popolo. Ed in quella Londra laboratorio dei “ giovani moderni" e dei modern lovers, arena delle principali tendenze controculturali, con lo skiffle, il rock'n'roll, il beat, il pop, la moda che nel 77 perdeva il suo carattere divisivo e mainstream ed esplodeva nella aggregazione, il sesso che diventava percorso esistenziale, quella ribellione presente in “ The Queen is Dead” nel suo momento più intimo tradiva il suo assalto alle istituzioni con una virata romantica ;

«E se un autobus a due piani si schianta contro di noi/ Morire al tuo fianco è un modo così paradisiaco di morire/ E se un camion da dieci tonnellate ci uccide entrambi/ Morire al tuo fianco, beh il piacere, il privilegio è mio ».

There Is a Light That Never Goes Out

Ed a questo punto e finalmente, dopo aver scomodato il Gotha dei miei eroi prediletti della Terra di Albione ho il piacere di presentarvi due ragazzi perbene e bon ton, i Bob Vylan, due romanticoni che potrebbero tranquillamente offrirvi all’angolo della Downing Street l’ultima copia del Daily Mail alla modica cifra di 70 cents, dopo avervi scodinzolato sul parabrezza due etti di forfora grassa. E questi due gentlemen a loro volta hanno il piacere di presentarvi il loro ultimo album ; “ Bob Vylan Presents The Price Of Life”, tracce contorte e arrabbiate tra profili sfumati di post punk e grime, con riverberi ‘90 di Tricky , Pixies e Smashing Pumpkins. Il Music Business trova i loro testi conflittuali ma il punto sostanziale è che il Music Business non riesce a leggere con trasparenza nella purezza dei cuori di Bob & Bobbie . A me piacciono i tipi tosti, poi non posso condividere tutte le loro idee, ma potete stare certi che i Bob Vylan insomma, non faranno prigionieri. E palesano diverse antipatie, senza farsi troppi problemi ; la traccia migliore potrebbe essere "Take That", che solleva quel riff dal classico rave degli 808 State del 1990 "Cubik" da cui trapela un ritmo hip-hop tanto scanzonato quanto minimal.

State tranquilli, tanto prima o poi “ Take That “ vi dilanierà il cervello.

Vylan in effetti lancia invettive personali per tutto l’album come se fossero coriandoli ad un matrimonio, iniziando con "Elvis era un eroe per la maggior parte delle persone, ma non ha mai significato un cazzo per me perché era uno stronzo e stravagante / E odiava i neri e non ha mai fatto una traccia soul - e poi un incedere solo un filino minaccioso con filippica a supporto contro la statua di Churchill, l'economia e la finanza nella City , la bandiera di San Giorgio che sventola, i laureati di Oxford che si fanno di cocaina con i dollari di papà, la Regina ( ancora Lei! ) e l'ottica razziale coinvolta nel commercio del cibo spazzatura. E probabilmente anche loro rapiti dai Konstrakta e da quell’ipnotica “ Mens sana in corpore sano” contestano le future/presenti politiche alimentari , del commercio di cibo dannoso per uomo ed ambiente, rivelando in qualità di sterminatori sonori una imprevista carica salutista ed umanista.

In totale ossigenoterapia ci apprestiamo ad essere schiacciati dall’ilarità superGrowl di “ Drug War“ prova vocale in cui il diagramma di Bob Vylan si eleva a organo sacrificale per la denuncia del duo alle guerre tra cartelli della droga ed in cui si assisterà alla sua irreversibile distruzione ed al suo distacco dal cuore e dai polmoni. Dai un'occhiata a questo posto, è un fottuto pasticcio" canta Bobby nel ritornello appassionato di “He Sold Guns” ; all’improvviso da queste parti la festa si fa patronale con riff e ritornello che richiamano i Pixies dei tempi migliori, in un album che nel denominatore comune del punk abbraccia una molteplicità di generi veramente varia.

“ Health is Wealth” in quella guerriglia di suoni appare miracolosamente unica e pop, ipnotica e sembra quasi il tentativo di prolungare, in eterno “ quella luce che non si spegne mai “, quella guida per l’ascoltatore, nella profondità della notte...

Ah dimenticavo, l’album è molto, molto bello.

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