E sia resa gloria finalmente alla band di Tom Scholz....

Mi è un pò dispiaciuto vedere il trattamento, a mio avviso superficiale, riservato su Debaser al loro primo album, e , sebbene questa non sia una recensione "risarcitoria", intendo evidenziare e sottolineare che, specie in questo album, i Boston hanno prodotto musica di altissimo livello, perlomeno nel loro genere.

Spesso accostati agli altri supergruppi A.O.R. come Journey e Foreigner, i Boston, pur avendo indiscutibili punti di contatto con lo stile di questi, si sono differenziati per il loro approccio più hard rock'n'roll, secondo quel filone tutto stelle e strisce che partiva dagli Allman Brothers, per passare a gruppi come ZZ Top, Black Oak Arkansas e simili. Non che i Boston abbiano mai suonato "hard rock sudista", semplicemente, nei primi due albums, e in parte nel terzo "Third Stage", hanno sintetizzato queste due grandi tendenze del rock americano , ottenendo risultati fenomenali dal punto di vista musicale, oltre al successo di vendite in madre patria (i primi due albums hanno venduto complessivamente 23 milioni di copie).

Il leader della band è stato (ed è tuttora) Tom Scholz, tecnico elettronico con il vizio della musica, inventore dell'effetto per chitarra "Rockman" che ha dato al suono dei Boston un'impronta unica, riuscendo a coniugare la durezza dell'effetto distorsione con la pulizia del suono, impresa raramente riuscita altrove. Alla voce lo straordinario Brad Delp, dotato di un timbro e di una estensione vocale tale da indurre in soggezione, mentre gli altri musicisti erano dei buoni comprimari, comunque adatti allo stile musicale scelto.

"Don't look back" è per me il loro "Opus magnum", non solo degno successore dello spettacolare esordio, ma musicalmente anche superiore a questo, per via del continuo, e perfetto amalgama fra le due componenti di cui ho fatto menzione prima: l'hard rock melodico di derivazione AOR, e l'hard rock'n'roll più "rustico" e diretto. Fantastici i cori, entusiasmanti i duelli chitarristici (sempre volti a creare una melodia riconoscibile piuttosto che al virtuosismo fine a sé stesso), incredibile la potenza espressa dall'impatto sonoro, sempreche per voi, il termine "potenza" non suggerisca solo volume-distorsione-e-basta, perché allora staremmo parlando d'altro.... e, caratteristica tipica dei Boston, bellissima alternanza fra arpeggi melodici e accordi pieni, presente in molti dei loro brani.

Il perfetto riassunto di questa ricetta è proprio "Don't look back", la canzone di apertura, dotata di uno dei riff più belli che abbia mai sentito, che andrebbero insegnati alle scuole di chitarra elettrica per la sua bellezza, e che , nel mio immaginario di chitarrista dilettante metto allo stesso livello di quelli di "Whole lotta love" e "Celebration" (poi ognuno metta i suoi preferiti); "Don't look back" ha davvero qualcosa di maestoso in sé, e il refrain dà una carica incredibile, e poi che bello quel momento in cui rimane solo la batteria e il riff in sottofondo, prima del rush finale con l'adrenalina che sale fino al grandioso finale..... ragazzi che pezzo..... I Boston concedono una breve e suggestiva pausa con lo strumentale "The Journey", con effetti rigorosamente no-synthesizer, e poi arriva il micidiale attacco elettro-acustico di "It's Easy" e a questo punto si può tranquillamente perdere la testa. Non è ancora spenta l'euforia che arriva un'altra Signora Canzone , ossia la meravigliosa "A man I'll never be", che oso definire senza problemi la "Stairway To Heaven" dell'AOR, sia per l'arrangiamento in parte melodico e in parte aggressivo, che per le emozioni che riesce a suscitare... e quegli accordi di organo nel finale... un tocco di genio, una ciliegiona su di una torta già perfetta!

Si torna coi piedi per terra, ma si rimane nella stratosfera della qualità con "Feeling Satisfied", con riffs corposi e trascinanti, e i soliti cori contagiosi, che "costringono" a seguirli e a farsi trasportare, poi come se non bastasse, "Party", introdotta da un delicato arpeggio, si scatena in un riff che è la quintessenza dell'hard'n'roll , degna contraltare di "Smokin'" del primo disco; altro grande momento di hard melodico in "Used to bad news", con un bell'assolo di organo di Scholz, e infine i fuochi d'artificio di "Don't be afraid", con la slide guitar in bella evidenza.

Forse in questa recensione troverete l'enfasi tipica del fan, e qualcuno troverà esagerato il mio entusiasmo, ma lasciatemi esprimere quello che mi fa provare questo album; ce l'ho inciso nel DNA come pochissimi altri dischi , e immagino che ciascuno di voi avrà un disco che gli scatena una reazione analoga.

Perdonatemi..... ma se scriviamo qui su Debaser, è proprio perché siamo, chi più chi meno, tutti appassionati fans.

"Don't look back
A new day is breakin'
It's been too long since I felt this way
I don't mind where I get taken
The road is callin'
Today is the day

I can see
It took so long to realize
I'm much too strong
Not to comprimise
Now I see what I am is holding me down
I'll turn it around

I finally see the dawn arrivin'
I see beyond the road I'm drivin'
Far away and left behind

It's a new horizon and I'm awakin' now
Oh I see myself in a brand new way
The sun is shinin'
the clouds are breakin'
'Canse I can't lose now, there's no game to play

I can tell
There's no more time left to criticize
I've seen what I could not recognize
Everthing in my life was leading me on
but I can be strong

I finally see the dawn arrivin'
I see beyond the road I'm drivin'
Far away and left behind"

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