Quanto so bboni i krauti, peccato che li ho scoperti da non molto sia quelli da ascoltà che quelli da magnà . Vai a capire perché te li servono coi wurstel che non ci azzeccano un ‘azzo vicino. Vabbè da soli so bboni pure quelli. Se cercate un gruppo krauto coi controwurstel che sappia soddisfare il vostro appetito psico-teutonico, la risposta sono i Brainticket dal Belgio (anche se tutti oriundi di altre nazioni). A procurarveli sapete come fare, perchè è risaputo che poche vendite implicano poca notorietà (barra) reperibilità. Se non avete a vostra portata un negozietto sufficientemente krautico, cioè che non si limiti al possesso dei ben più noti Ash, Tangerine,  Faust ecc...quindi, l'alternativa è unica, ineluttabile.

Tolte queste premesse l'album, "Psychonaut", presenta evidente analogia con il precedente "Cottonwoodhill", non tanto per continuità musicale, anzi. Qui abbiamo tappeti sonori meno acidi e lisergici, una dilatazione delle ritmiche a favore di una maggiore ricerca melodica, anche se costantemente nell'alone delle turbe allucinogene...Un sound  che potremmo definire più sabbathianamente funereo, complici soprattutto i groove cupi e macabri all'organo e le fughe soliste del flauto traverso, un'alchimia che crea una dimensione ancora più surreale...

E' proprio l'atmosfera che si potrebbe dire mescalinica, onirica, che evolve dal concept infernale del primo album.  Dalle perversioni sadi-demoniache della vecchia suite "Brainticket" si passa qui alla redenzione angelica di "Radagacuca", prog perfetto: eudaimonia iniziale, incedere lento e sinuoso di atmosfere tribali e quando entra la voce è l'apoteosi di un romanticismo molto sixties. Una redenzione apparente però. La pioggia acida finale ci catapulta nuovamente nelle profondità degli inferi...: Ra-da-ga-cu-cà! Se poi "Watching you" ha la più evidente Floyd-influence e un titolo poi, palesemente di matrice orwelliana come conferma il testo: "watching everything you do...how is true?" ; "One Morning"è un altro viaggio nell'eden degli allucinogeni, e bastano le progressioni del piano per estraniare totalmente i sensi dal reale. Non basta? Vandroogenbroeck e soci sapranno ancora rimescolarvi i neuroni. "Lake a place in the sun", qui la mescalina gioca brutti scherzi. Un escursione vertiginosa fra incubo opprimente e sogno idilliaco...quando l'equilibrio sembra prevalere, ecco risprofondare nel baratro claustrofobico. Si sta a guardare, si agonizza, le vie di scampo sono esaurite. Alla fine del disco, con le cervella deviate, in attesa del colpo di grazia, arriva il toccasana che non ti aspetti: "Coc'o Mary" amalgama tanto rock sperimentale fra Booker T, Zeppa, e soprattutto i cugini Faust(quelli di Faust 1) e, mettendo finalmente un po' da parte la tormenta psichedelica, si concede a velocissimi dialoghi strumentali che spazzano via via ogni visione nevrotica.  Nessuna pausa, nessuna noia; un overdose musicale e non nervosa che, fortunatamente per chi ascolta, non arriva.

Un appunto a parte sull'album riguarda la mancanza della voce di Dawn Meir...che tipa, arrapante all'inverosimile, una timbrica vocale qui forse poco adatta...

Troppo avanti, anche adesso...5 stelle senza obiezioni, o ne avete?

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