A volte gruppi musicali interessanti e innovativi hanno l'unico torto di nascere e crescere in un'epoca in cui la loro nicchia musicale è saturata da pochi, imprescindibili giganti. Nel caso dei Brand X, stiamo parlando degli anni in cui il mondo del jazz-rock venne totalmente, comprensibilmente accecato dai Weather Report. Non a caso i dischi di questa eccellente formazione inglese hanno dovuto aspettare molto tempo prima di conoscere la notorietà, e qualche discreto risultato di vendite...

Bisogna risalire un bel po' di anni ad incontrare un giovane e talentuoso batterista, ancora dotato di una chioma fluente ed amante sia del jazz-rock che del progressive, che all'epoca non aveva ancora trovato la formula magica che gli avrebbe permesso di inanellare un successo commerciale dietro l'altro, tale Phil Collins... Il nostro giovanotto di belle speranze ed illustri trascorsi nella migliore formazione dei Genesis, chiama a sé l'ottimo chitarrista John Goodsall, proveniente dagli Atomic Rooster, il tastierista Robin Lumley e il funambolico bassista Percy Jones. La formazione è piuttosto elastica, con l'ausilio di diversi percussionisti, e Kenwood Dennard che sostituisce Collins quando è occupato con i Genesis.

Non sarò certo il primo a notare nei gruppi dell'epoca una certa tendenza ai barocchismi e alla ridondanza, ma i Brand X si distinguono tenendo un "profilo basso" nettamente in controtendenza, facendo dell'ironia e dell'understatement uno dei loro cavalli di battaglia. Un gruppo sfuggente ed enigmatico a partire dal nome, nato quasi per caso - un tecnico di studio non sapeva come etichettare i nastri e ci scrisse sopra "marca X" - fino alla copertine dei dischi, sempre in bilico tra il beffardo ed il surreale.

Benché sia il risultato di due differenti session, e la qualità audio non sia formidabile, questo disco del 1977 presenta un gruppo in ottima forma e dà modo a tutti i musicisti di mostrarsi sotto la luce migliore, sia come strumentisti che come compositori. I brani sono articolati ed affascinanti, notevole la riproposizione dal vivo del classico "Euthanasia Waltz". L'iniziale "Nightmare Patrol", con il suo incedere misterioso e le sue arabeggianti circonvoluzioni di tastiere, è il miglior biglietto da visita della band.

La dimensione live permette ai Brand X di esporre ciò che riesce loro meglio: lunghe cavalcate elettroacustiche immerse in un'atmosfera satura ed estetizzante, con Goodsall e Jones a dare sfoggio di cordòfona maestria. Una perfetta fusione di improvvisazione jazzistica ed estetica progressive. Goodsall si esibisce in passaggi ipertecnici che spesso e volentieri tirano in ballo scale flamenco, mentre Percy Jones si dimostra un mago del fretless bass, strumento poco noto all'epoca, suonato da lui e pochi altri, tra cui un certo Pastorius, tanto per tornare ai primi della classe...

Come già detto, Collins viene sostituito part-time dal batterista Kenwood Dennard, un altro che bazzicava nel giro di nonno Zawinul e zio Jaco (di nuovo i Weather Report! ma allora è un vizio!). Acquista maggiore spessore la figura del percussionista Morris Pert, anche ottimo compositore.

Benché dotatissimi tecnicamente, i nostri preferiscono rinunciare a mostrare i muscoli in un sound aggressivo e dissonante, costruendo piuttosto un solido interplay costellato di piccole imprevedibili delizie, il tutto condito con una buona dose di disincantato british humor ed un contagioso piacere di suonare. Tutto il disco (come i precedenti "Unhorthodox Beahaviour" e "Morrocan Roll", consigliatissimi) è permeato da una frizzante libertà ed una informalità quasi irriverente, molto seventies.

In seguito Collins, occupato a farsi la villa a Beverly Hills, lascerà la band, che comunque andrà avanti con differenti formazioni, sempre ruotando attorno a Goodsall e Jones. Il livello qualitativo dei lavori successivi rimarrà sempre dignitoso (molto buono anche "Masques"), perdendo comunque la freschezza degli esordi.

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