E' il 1975 e Springsteen, arrivato al terzo disco, è a un passo dalla svolta: tutti puntano su di lui, compresa la sua casa discografica, che ha deciso di investire un bel po' di soldi per registrazione del nuovo album.

"Born To Run" esce in Agosto e ha subito un successo strepitoso. Il disco evidenzia alcuni cambiamenti rispetto al passato: il sound si è fatto più quadrato, massiccio, e le canzoni, sostenute da una simile base, acquistano una dimensione epica. Bruce scrive brani di grande forza melodrammatica e li interpreta con grinta, caricandoli di enfasi. I risultati sono travolgenti: Born to Run, Thunder Road, Jungleland, Backstreets, She's the One entrano nella storia del rock. La grandezza delle canzoni sta soprattutto nel pathos dell'interpretazione. Springsteen riesce a raccontare la fine del sogno americano, la voglia di scappare per rifarsi una vita finché si è in tempo per farlo, il tentativo di trovare una via d'uscita da questa disillusione nell'amore.

"Born to Run" segna la consacrazione definitiva di Springsteen: mentre "Time" e "Newsweek" gli dedicano la copertina, Bruce con la E-Street Band, rinforzata da Van Zandt, intraprende con grande risonanza un tour che copre tutti gli Stati Uniti e tocca l'Europa.

Direi che questa è una registrazione essenziale per ogni ascoltatore di musica che si rispetti, ma se dovessi consigliare una sola canzone direi Thunder Road che è la mia preferita.

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