Se si escludono "The Seeger Sessions" (un disco di cover) e "The Ghost of Tom Joad" (piu che un disco, un libro) , il Boss non fa un disco come si deve da "Tunnel Of Love" (1987). Anche il tanto lodato "The Rising" aveva dei momenti dimenticabili, cito su tutti il ridicolo soul sfiatato di "Let's be Friends".
Noonostante ciò, il prode Bruce sembra aver trovato la voglia di comporre e appena terminato il tour di "Magic" (tentativo riuscito a metà di ritornare al vecchio suono pomposo delle origini) ritorna con "Working On A Dream" (tentativo riuscito in pieno di pubblicare una schifezza), in cui neanche il fidato Brendan O' Brien puo' essere accusato di aver fatto confusione dato che questa volta sono proprio le canzoni a mancare.
La E-Street Band sembra un gruppo di viandanti fermatosi a riposare presso lo studio di registrazione di Springsteen: Bittan o un pianista della domenica non fa differenza, stavolta.
Da "Outlaw Pete", otto minuti conditi da armonica morriconiana (ne sarebbero bastati 3 per questa cavalcata con gli zoccoli consumati), a "Lucky Day", pezzo che dovrebbe avere le stimmate di trascinatore del gruppo ma che serve solo a far fare figuracce al Boss dal vivo, il disco in questione non regala un'emozione manco fosse un orologio pendolo fermo all'una e trantacinque circa del 1856.
Disco popparolo, dove l'unico pezzo muscoloso, "What Love Can Do", sembra Bryan Adams con il vestito buono, "Tomorrow Never Knows", dignitoso saltimbanco delle praterie, è un ricordo delle Seeger Sessions e "Life Itself" difetta per l'arrangiamento troppo lavorato.
Si aggiungono "Queen of The Supermarket" e "Surprise, Surprise" che hanno la novita' di scalzare "Real Men" come pezzo piu' infimo di Springesteen, la caricaturale ed eccessivamente pomposa "This Life", nonostante i "papapapapa" finali è tra le meno infami della collezione, la blanda title-track e "Kingdom Of Days", un senile omaggio alla compagna di mille avventure.
Il disco si chiude con due pezzi acustici, "Last Carnival", composto omaggio alla memoria di Dannny Federici, e "The Wrestler" dall'omonimo film: niente di nuovo sotto il sole ma almeno il cuore avvizzito torna a battere per un momento.
Nel dvd allegato al disco si vede il Boss felice che grida: "capolavoro" ad ogni canzone. Little Steven gli fa "pat pat" sulla nuca come agli anziani che hanno bevuto troppo.
Elenco tracce e video
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Altre recensioni
Di KillerJoe
"Bruce non è un Dio, ma un onesto songwriter alla soglia delle sessanta primavere."
"È giusto che cambino gli anni, la società, il contesto storico… e cambino le canzoni."
Di primiballi
Trovo questo disco imperfetto semplicemente perfetto.
Il Boss ha certamente già detto quello che doveva dire, e non si può nutrire la speranza che oggi produca un secondo "Born To Run" o un secondo Darkness.
Di Hungry
Springsteen cerca proprio di nascondere dentro una cifra stilistica particolarmente solare, un velo di malinconia e di tristezza, che aveva evidentemente bisogno di esorcizzare.
The wrestler, colonna sonora dell’omonimo film con Mickey Rourke è un vero colpo da maestro, una delle più belle canzoni di Springsteen, ballata acustica per chitarra e pianoforte, con un testo che è poesia.