Ricordate gli anni ottanta?
Quel successo planetario di "Born In The USA", e Reagan che la usava a cazzo, e il mondo che impazziva, e lui che faceva concerti da quattro ore e baciava sulla bocca Clarence Clemons?
Ricordate? Allora s'attendeva un disco del Boss con isterico entusiasmo. Lui, dal canto suo, da "Born In The USA" in poi ha cominciato a centellinare, a farci soffrire, aspettare e godere.
Quando uscì "Tunnel Of Love" fu un'altra storia, poi con "Human Touch" e "Lucky Town" ne fu un'altra ancora. E via così. Fino alle Twin Tower. Da lì in poi non si centellina più: si produce a nastro. Quasi ci si fosse accorti che la vita è una sola e bisogna fare quel che si sa e si deve fare.
Premessa parte integrante di tutto: sull'onestà intellettuale e artistica del Boss non nutro alcun dubbio. Alcuno.
È facile essere rigorosi e seri quando si vendono mille album. Molto meno facile lo è quando se ne vendono centinaia di migliaia, o anche milioni (quanti esempi di "sputtanamento bennatico" potremmo portare, soprattutto in Italia ma anche oltremanica ed oltreoceano...?).
Bene: io ritengo il Boss non si sia mai sputtanato, ed abbia parlato quando c'era qualcosa da dire, cercando sempre di farlo al meglio. Di questo "Working On A Dream" non è corretto dire che ha diviso la critica dal pubblico. Ha diviso la critica dalla critica ed il pubblico dal pubblico.
Siamo d'accordo con le 5 stelle di Rolling Stone (americano) o con l'una di Venerdì di Repubblica? Siamo d'accordo con l'entusiasmo dei miei Fratelli Musici degli Hungry Hearts o col mio collega fanatico che lo considera un'opera minore fatta di scarti? È dura: e ogni soluzione ha il destino d'esser provvisoria, e probabilmente, in qualche modo, sbagliata.
Dunque ci si lanci nel terreno perigliosissimo della pura soggettività, che, nel mio caso, può esser tacciata delle più sgangherate delle partigianerie...: amo il Boss, lo studio, lo suono da anni, lo condivido, lo ammiro.
E dunque non ritengo di essere un critico come si deve, nei suoi confronti, ma semplicemente un innamorato, probabilmente cieco come tutti gli innamorati. Ma sta di fatto che trovo questo disco imperfetto semplicemente perfetto. Dunque son d'accordo con le 5 stelle di Rolling Stone, e coi miei Fratelli Musici.
Qui si fa dell'eterogeneità una virtù assoluta. Siamo lontani anni luce dal senso del "concept album", ed anzi potremmo sembrare innanzi ad un accozzaglia di canzoni slegatissime tra loro se non nel piccolo (e sopravvalutato) denominatore comune dell'amore, presente in molti testi (non tutti... o magari presente in tutti, se lo intendiamo in senso indiretto e latissimo) come tema dominante.
Ma qui si passa da brani dal sapore country, alle classiche ballate, dal blues distorto e in qualche modo waitsiano all'epopea western di Outlaw Pete, con tanto di citazione leonian-morriconiana.
Insomma, un'opera che diverte in senso alto ed etimologico.
Il Boss ha certamente già detto quello che doveva dire, e non si può nutrire la speranza che oggi produca un secondo "Born To Run" o un secondo Darkness. È impossibile, e neppure sarebbe giusto.
Ma, oggi, più di questo, da un miliardario che ama ancora essere on the road divertendosi e divertendoci, non si può davvero chiedere.
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