(Universal/2006)

Menestrello incompreso, Beck nostrano, cantore del malessere esistenziale.... semplice ed in maniera simmetrica ermetico, l'inafferrabile Cristian Bugatti, in arte Bugo ritorna dopo un lungo silenzio con l'ultima fatica dal titolo "Sguardo Contemporaneo".

Il Bugo, come è nomato dai suoi estimatori, il cantautore della bassa, pensatore istantaneo, musicista sbilenco, compositore di bassa-fedeltà al terzo disco su Major, non più indipendente è ancor più dissacrante nel suo doposbronza intellettivo, sforna un disco capace di rendere felice tanto il pubblico che lo segue da anni, conscio delle sue peculiarità, tanto l'ascoltatore casuale.

Capace di far ridere e pensare allo stesso tempo. Pare quasi un uomo di scienza dell'età Galileiana, se pensiamo al metodo con cui esplora la follia creativa che lo contraddistingue: alla prova della maturità Bugo stavolta non sfugge e ad un attento ascolto quasi mi fà pensare che "dal lo fai, al ci sei" il nostro sia tornato al lo fai... si perchè tal Bugo è un gran furbacchione quando rivendica il disimpegno dell'artista e poi sfodera canzoni come "Che lavoro fai" in cui canta della gabbia del precariato e del malessere esistenziale che ne deriva ("...che lavoro fai, hai un contratto o non lo hai avuto mai? Ti presto i soldi miei") oppure "Gelato Giallo" rassegnata considerazione sull'indifferenza della gente sempre più presuntuosa, nell'era della comunicazione ("Niente ci può scalfire, tranne quello che ci circonda") e la stralunata "Gggel" una satira divertita dell'importanza dell'estetica in una società in cui l'avere e l'apparire contano più dell'essere, ancora una volta attraverso episodi della vita quotidiana ovvero un alter ego del Bugo che non riuscendo a ritrovare la brillantina, non prende nemmeno in considerazione l'ipotesi di uscire di casa, quando i suoi amici lo attendono già d'abbasso.

Non mancano i classici Divertissement del Bugo come nel brano "Oggi è morto Spock" dalle sonorità Country-Folk e reminiscenze adolescenziali "Amore mio infinito" (stavolta un rock 60's). Sfiora le corde dell'anima, persino, il Bugatti, quando in "Millennia" rivendica la sua incapacità di andare al di là del proprio naso e contemporaneamente la sua facoltà di cogliere il particolare che altri non considerano nelle piccole cose della vita di tutti i giorni.
Insomma chi lo conosce già non si stupirà della convivenza del cantautorato e delle sonorità Lo-Fi di "Quando ti sei addormentata" con passaggi Indie-rock come in "Coda d'Italia" con tanto di organetto à là The Doors.... blasfemo!

In effetti c'è qualcosa di diabolico in me, sono un fan del Bugo, seppur critico per alcuni episodi al limite del trip-hop nel suo passato artistico.... ma stavolta è quasi capolavoro e spero di poterlo ammirare dal vivo, in concerto, anche da noi a Sud di nessun Nord.

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